Titolo:
Non tutti i bastardi sono di Vienna
Autore: ANdrea Molesini
Pagine:
363
Prezzo: € 14
Editore:
Sellerio
Trama:
Villa Spada, a un tiro di voce dal Piave, nei giorni della disfatta di Caporetto diventa dimora del comando austriaco e teatro di un dramma romantico e patriottico disteso su un fondo nascosto di miserie. Un apologo malinconico sull’illusione degli eroi. «Maggiore, la guerra è assassinio, sempre... voi ora volete solo dare un esempio: uccidere dei signori non è come uccidere dei contadini! Negando la grazia voi contribuite... sto dicendo voi, barone von Feilitzsch, perché qui ci siete voi... contribuite a distruggere la civiltà di cui voi ed io... e questo ragazzo... facciamo parte, e la civiltà è più importante del destino degli stessi Asburgo, o dei Savoia». Orgoglio, patriottismo, odio, amore: passioni pure e antiche si mescolano e si scontrano tra loro, intorbidate più che raffrenate dal senso, anch’esso antico, di reticenza e onore. Villa Spada, dimora signorile di un paesino a pochi chilometri dal Piave, nei giorni compresi tra il 9 novembre 1917 e il 30 ottobre 1918: siamo nell’area geografica e nell’arco temporale della disfatta di Caporetto e della conquista austriaca. Nella villa vivono i signori: il nonno Guglielmo Spada, un originale, e la nonna Nancy, colta e ardita; la zia Maria, che tiene in pugno l’andamento della casa; il giovane Paolo, diciassettenne, orfano, nel pieno dei furori dell’età; la giovane Giulia, procace e un po’ folle, con la sua chioma fiammeggiante. E si muove in faccende la servitù: la cuoca Teresa, dura come legno di bosso e di saggezza stagionata; la figlia stolta Loretta, e il gigantesco custode Renato, da poco venuto alla villa. La storia, che il giovane Paolo racconta, inizia con l’insediamento nella grande casa del comando militare nemico. Un crudo episodio di violenza su fanciulle contadine e di dileggio del parroco del villaggio, accende il desiderio di rivalsa. Un conflitto in cui tutto si perde, una cospirazione patriottica in cui si insinua lo scontro di psicologie, reso degno o misero dall’impossibilità di perdonare, e di separare amore e odio, rispetto e vittoria. E resta un senso di basso orizzonte, una claustrofobia, che persiste ironicamente nel contrasto con lo spazio immenso delle operazioni di guerra.
Mia recensione:
“Non tutti i
bastardi di Vienna” è un romanzo di Andrea Molesini, autore veneto, vincitore
del Premio Campiello 2011 ed è in parte basato su una vicenda vera, narrata nel
“Diario dell’invasione” di Maria
Spada (però riscritto per dare una forma romanzata all’evento: ad esempio le
ragazze sequestrate nella prima parte del romanzo erano ben di meno nella
realtà, rispetto a quelle descritte nel romanzo; così come i protagonisti sono
frutto della fantasia dell’autore, ma non i luoghi e gli eventi storici!).
Ho
acquistato questo libro in occasione della sua presentazione presso il
“Presidio del libro” del mio comune di residenza. Probabilmente se non ci fosse
stato questo evento non lo avrei acquistato, non perché non avessi letto buone
opinioni, più che altro perché
nonostante mi piaccia la storia, non ho mai letto (o voluto leggere) una storia
ambientata durante la Grande Guerra. Questo dimostra quanto a volte io mi
sbagli nel giudicare un libro prima ancora di leggerlo.
All’inizio
della lettura, vuoi per lo stato particolare che stavo vivendo (preparazione di
un esame difficile), vuoi per i miei pregiudizi iniziali, mi ero convinta che
la prima opinione fosse quella giusta. Ma all’incirca dopo il primo quarto del
libro la storia ha iniziato a prendermi, tanto che spesso ero costretta a
smettere perché toglievo troppo tempo allo studio, quando ormai l’esame era
imminente.
A mia
discolpa devo però dire che la prima parte del romanzo non è piaciuto ad altri
perché la particolare narrazione rendeva la storia un po’ confusionaria e di
difficile comprensione. Però appunto, come detto prima, da un certo punto in
poi la storia prende ritmo e diventa anche molto chiara e logica.
Dopo questo
lungo preambolo passiamo però al romanzo. “Non tutti i bastardi di Vienna”, su
ammissione dell’autore, è un titolo successivo, ovvero scelto solo dopo aver
concluso la stesura del romanzo, ed è stato scelto per 2 ragioni: 1) perché era
una frase tratta direttamente dal romanzo da un dei personaggi secondari;
2)perché è un endecasillabo (ovvero è composto da 11 sillabe), e secondo
l’autore, una frase in endecasillabi è maggiormente facile da memorizzare
rispetto a titolo con più o meno sillabe! (Geniale no!) Anche se come l’autore
stesso ha ammesso, spesso il suo libro è stato “ricordato” con nomi differenti,
però sempre con titoli in endecasillabi.
La storia è
ambientata interamente a Villa Spada, una dimora di campagna, situata in un
paesino nei pressi del Piave, di proprietà di ricchi possidenti, che però si
vedono ben presto costretti a rinunciare al loro status, sia per la guerra, che
li sta portando sul lastrico, col cibo che scarseggia e le razzie di oro e
preziosi dei combattenti stranieri; sia per la requisizione della Villa da
parte prima degli Austriaci e poi dei Tedeschi , che fanno si che la famiglia
Spada da padrone di casa diventi ospite in casa propria (se non, in alcuni
casi, addirittura prigionieri!). La vicenda inizia con l’arrivo degli austriaci
in questo Paesino e il sequestro, da parte di alcuni soldati, di giovani
ragazze del posto. Dopo averle rinchiuse nella Chiesa del Paesino, hanno
abusato delle ragazze per interi giorni, prima di liberarle su ordine del
Generale Korpium e della loro severa punizione (vengono infatti inviati sul
fronte, ovvero sul Piave, che nell’immaginario dei soldati era ormai sinonimo
di morte!). Sarà proprio questo affronto a scatenare l’indignazione e la voglia
di rivalsa della Famiglia Spada, con la conseguente evoluzione della storia.
La famiglia
Spada è composta da Paolo, 17enne orfano, che vive in casa con i nonni
Guglielmo (aspirante scrittore)e Nancy (la vera padrona di casa!). Con loro
vivono anche Zia Maria; la domestica Teresa e sua figlia Loretta; Renato, il
guardiano e infine Giulia, cugina di Paolo. L’intera vicenda si svolge lungo
l’arco di un anno (9 Novembre 1917-30 Ottobre 1918) e in 360 pagine riusciamo a
rivivere alcuni degli eventi più tragici della 1° Guerra Mondiale, come per
esempio la guerra del Piave (simbolo della caduta dell’Italia, ed in seguito
simbolo della Vittoria dell’Italia) e la Disfatta di Caporetto, con la
conseguente sostituzione alla guida dell’esercito di Armando Diaz al posto del Generale
Cadorna; la storia si concluderà però prima dell’annuncio della fine della
Guerra, avvenuto 5 giorni dopo, il 4 Novembre 1918!
Dalla fine
del 1917 alla fine del 1918, vediamo una crescita di Paolo, il vero
protagonista, a mio avviso, della storia. Paolo è anche il narratore, in prima
persona, dell’intera storia. Egli si ritroverà da giovane spensierato, che vive
la sua vita tra sguardi fugaci e desideri di crescere e di scoprire l’amore, a
sentimenti più maturi, patriottici che lo spingeranno a vivere un posto di
rilievo come spia a favore dell’esercito italiano.
In questo
quadro ho tralasciato, per esigenze di descrizione, l’analisi delle figure dei
2 “usurpatori” di Villa Spada: il colonnello Korpium prima (Austriaco) e di Rudolf von
Feilitzsch dopo (tedesco). Entrambi instaurano un rapporto di reciproco
rispetto con Zia Maria, che permette quindi agli abitanti di Villa Spada di
conservare un minimo di dignità e di rispetto!
Passando
all’esame stilistico, ho trovato la scrittura, nella prima parte del romanzo,
poco chiara, non tanto nel linguaggio, ma più che altro nella costruzione delle
frasi. Ma da circa la fine del 1à quarto ho trovato un improvviso ordine nella
narrazione e la storia non mi ha più creato difficoltà di comprensione, eccetto
alcune frasi scritte in dialetto veneto stretto, che anche se incomprensibili,
hanno comunque dato un carattere distintivo al romanzo e ai suoi personaggi.
Ho deciso di
assegnare 4 stelle e sono molto felice di essermi lasciata convincere a leggere
questo romanzo.
Concludo
questo post con alcune foto dell’evento della presentazione del libro. Andrea
Molesini sin da subito si è dimostrato disponibile alle domande e il suo modo
di argomentare ha fatto sì che l’intero pomeriggio sembrasse una normale
lezione di storia, con la sola particolarità che gli studenti presenti (poiché
questo evento è dedicato ai ragazzi di scuole medie e superiori) anziché
annoiarsi seguivano attenti tutto il discorso, con attivi interventi e vivo
interesse =)Ripeto, sono sempre più felice di vedere che ci sono giovani che
ancora leggono e partecipano a questi eventi attivamente e non perchè sono
costretti dai loro docenti! Nei loro commenti c’era davvero voglia di conoscere
e di crescere.
Isy
spaziare tra generi diversi non piò che arricchirci!
RispondiEliminacon 4 stelle mi sa che ci casco anch'io!!!
Ah allora devo continuare! grazie.
RispondiEliminaSono al primo quarto ed in effetti fa "cacare".
Paola