Buona lettura!
Titolo: Malombra
Autore: Antonio Fogazzaro
Pagine: 448
Prezzo: 9 euro
Editore: Feltrinelli
Trama
La protagonista indiscussa di questo grande romanzo d’amore e follia è la giovane, oscuramente affascinante Marina Crusnelli di Malombra, ospitata dallo zio, il conte Cesare d’Ormengo, in una magnifica villa sul Lago di Como. Venuta in possesso di un autografo dell’antenata Cecilia, apparentemente portata alla morte dal marito, padre dell’attuale conte, si convince di esserne la reincarnazione e di avere l’obbligo di vendicarne l’assassinio. Quando al castello giunge lo sconosciuto scrittore Corrado Silla, orfano di una cara amica del conte Cesare, i due giovani vengono subito travolti da un amore tormentato ma assoluto. Un amore destinato tuttavia, a causa della crescente pazzia di Marina, a essere trascinato verso un gorgo inevitabile. Un romanzo fondamentale dell’Ottocento italiano, molto amato anche da autori poeticamente distanti come Verga.
Ogni tanto, quando ho del tempo libero, mi piace stilare liste di libri da leggere e, una che faccio e rifaccio piuttosto spesso, è relativa agli autori italiani a cavallo tra l’800 e il 900 che non ho ancora letto. Ho preso in mano molti classici del romanzo stranieri ma quelli italiani li ho sempre snobbati, senza un reale motivo. Per questo ho voluto leggere “Malombra” di Fogazzaro e leggerò anche altri autori italiani soprattutto dello scorso secolo. O almeno queste sono le mie intenzioni.
Il protagonista del romanzo è Corrado Silla, un giovane scrittore milanese che viene invitato a visitare una villa solitaria, nei pressi di un lago italiano non ben precisato, dal conte che vi abita. Qui, oltre a conoscere qualcosa d’importante sul suo passato, incontra e s’innamora della bella Marina Crusnelli di Malombra, la nipote orfana del conte. La ragazza, isolata e lontana da ogni amicizia o punto di riferimento, vive le sue giornate passeggiando, leggendo e contrariando suo zio nel tentativo di essere allontanata da quella che vede come una prigionia. Le cose cambiano quando trova nella sua stanza un diario di una certa Cecilia, sua antenata, triste moglie solitaria del padre del conte e si convince di esserne la sua reincarnazione. Di qui inizia un lungo e cupo periodo di vendette e pazzia fino al terribile epilogo.
Devo ammettere che mi sono approcciata con un po’ di timore a questo libro perché le tematiche trattate mi erano sembrate banali. È inutile negare che mi sono dovuta ampliamente ricredere perché “Malombra” è un romanzo ricco di pathos, sentimenti e di onore oltre ad essere arricchito da descrizioni paesaggistiche davvero superbe. La storia, come avrete letto, è parecchio ingarbugliata e il finale lascia davvero spiazzati, in modo positivo, per quanto mi riguarda.
Il libro, pubblicato alla fine dell’ottocento, è un perfetto esempio di letteratura italiana decadente e ciò è in linea sia con il luogo prescelto come ambientazione, sia per il tema della pazzia, sia per alcuni personaggi retrogradi e attaccati al passato. La prima cosa che mi ha colpito è relativa alle descrizioni che sono davvero sublimi: grazie ai dettagli e alla poesia con cui sono espressi, mi sembrava di passeggiare nel castello, di remare sul lago e di perdermi tra le fronde dei boschi. Insomma, mi è sembrato un luogo davvero incantato che mi ha affascinata sin dal primo istante. I personaggi principali non mi hanno colpita particolarmente, mi sono piaciuti molto di più quelli secondari che sono più caratteristici e hanno un ruolo rilevante nella narrazione. Silla è un ragazzo pieno di speranze e illusioni che cerca di farsi strada scrivendo mentre Marina è una ragazza viziata e altezzosa che mi è sembrata antipatica immediatamente. La storia della reincarnazione e della pazzia, piuttosto che mitigare la sensazione e farmela apprezzare, hanno sortito l’effetto contrario perché lei risulta sempre glaciale. Insomma, la sua bellezza mediterranea non corrisponde a un carattere aperto, anzi, Marina è una donna capricciosa e superba, un concentrato di caratteristiche negative. Per questo motivo non mi sono riuscita a godere il libro pienamente e, al contrario, ho storto il naso ogni volta che lei appariva e dialogava con gli altri personaggi. Nei momenti di solitudine, quando ragionava con sé stessa, la situazione migliorava leggermente ma non abbastanza.
A parte la mia personale antipatia per la marchesina di Malolmbra, il libro mi è piaciuto perché l’ho trovato denso e poetico, ricco di sentimenti, pensieri e descrizioni. Era davvero da tanto che non leggevo qualcosa del genere e, a parte la lentezza nella lettura, ho respirato una boccata d’aria “pulita” e “rinfrescante” per il mio cervello.
Assegno quattro stelline e mezzo al libro.
Lya