Autore:
Robert Sharenow
Pagine:
400
Prezzo:
15,5 €
Editore:
Piemme Freeway
Data di
pubblicazione: gennaio 2012
Trama
Karl
Stern, quattordicenne di Berlino, non ha mai pensato a se stesso come a un ebreo. Ma ai nazisti non importa che non abbia mai messo
piede in una sinagoga o la sua
famiglia non sia praticante. Demoralizzato dalle continue aggressioni subite a
causa di un’eredità che non riconosce come sua, il ragazzo
cerca di dimostrare ai coetanei quanto vale. E quando ha l’occasione di essere
allenato da Max Schmeling, campione mondiale di boxe ed eroe nazionale della
Germania nazista, pensa sia l’occasione giusta per il suo riscatto agli occhi
dei suoi compagni ariani. Presto però la violenza del
regime esplode e il ragazzo si troverà diviso tra il suo sogno di successo nella
boxe e il dovere di proteggere la sua famiglia…
Recensione:
“La
stella nel pugno” è stata, tra le recenti letture, una delle poche che mi ha
trasmesso una tale emozione da farmi piangere. Certo, ora voi direte: “E che c’è
di strano, visto che tu hai la lacrima facile?”, e io invece vi rispondo che
questa storia, per la forza e il coraggio che trasmette nell’affrontare il
dolore e la crudeltà umana, non potrà non fra breccia anche nel cuore più duro!
La
storia è ambientata nella Berlino degli anni ’30 dello scorso secolo(precisamente
tra il 1934 e il 1938), in piena affermazione del potere nazista che sarebbe
poi culminato con la discriminazione, persecuzione e genocidio degli ebrei! Il
protagonista è un giovane ragazzo, Karl Stern, il quale, a causa delle suo
origini ebree, è costretto a subire le vessazioni dei suoi compagni di scuola
Gertz, Julius e Franz, che sin da subito si intuiva dove avrebbero mostrato il
loro alto valore patriottico, ovvero nella Hitler-Jugend, la Gioventù Hitleriana! Se la vita di Karl è però
dura, quella della sorellina è ancora più tragica. Hildegard, dolcemente
chiamata Hildi, ha infatti, come il padre Sigmund, dei tratti che i promotori
della teoria della Razza Ariana identificavano come quelli della razza sporca,
la razza ebraica: carnagione scura, capelli scuri; al contrario invece di Karl,
il quale ha invece ripreso i tratti tipici della razza ariana, come la madre
Rebecca: pelle chiara, occhi chiari e capelli biondi.
Però
la vita della famiglia viene comunque distrutta dalla persecuzione nazista:
prima lo sfratto, poi l’arresto e la prigionia in un campo di concentramento dell’amato
Zio Jakob, poi le razzie..e poco contava il fatto che non fossero ebrei
praticanti! La tragedia si è abbattuta comunque su di loro.
In
questa tragedia che si stava compiendo non solo in Germania, ma anche in parte
dell’Europa, l’autore ha ambientato una delle più belle storie che io abbia mai
letto. Karl infatti, durante una cerimonia nella galleria d’arte del padre,
conosce il famoso campione di Boxe Max Schmeling (pugile realmente esistito!!),
il quale, in seguito a una specie di disguido, prende a cuore il giovane Karl e
decide di farne un campione di Boxe. Inizia quindi un lungo percorso di
preparazione fisica ed emotiva da parte di Karl, che lo porterà a combattere
nei principali circoli di boxe e a conoscere delle persone come Neblig e Worjyk
(il quale lo chiama simpaticamente “mucchio d’ossa” per via della sua forma
fisica prima di diventare pugile) e che non si vergogneranno di parlargli, nonostante
sia ebreo!
Ma
Karl dovrà lottare e dividersi tra la voglia di diventare un campione e il
bisogno di difendere e salvare la sua famiglia da una repressione che si faceva
via via più aspra!
Come
avrete capito io adoro Karl! Amo il suo coraggio, la sua perseveranza, il suo
dover crescere troppo in fretta! Tra le altre cose Karl ama anche disegnare e
il libro è ricco dei suoi disegni (un ulteriore punto positivo del libro): dai
fumetti da lui inventati (come “Le avventure di Winzig e Spatz” in cui i due
protagonisti, un topo e un uccellino, rappresentano Hildi e Karl) a un diario
dove disegnava le mosse insegnategli da Max! Inoltre ho sofferto con lui per la
sua storia con Greta, la sua vicina di casa, tedesca perciò così diversa da lui.
Tra
i tanti personaggi sinora citati non ho però volutamente citato uno, per farlo
ora. Nel romanzo questo personaggio ambiguo ed eccentrico è conosciuto con il
nome Contessa, e tra tutti i personaggi è sicuramente uno tra i miei preferiti,
proprio per questo suo essere unico. Si affezionerà molto ai ragazzi e la sua
figura sarà importante nell’evoluzione della storia. Sono misteriosa proprio perché
penso che questo personaggio lo dobbiate conoscere da voi, dobbiate stupirvi
come mi sono stupita io e dobbiate amarlo come me=)
Il
finale rimane aperto, almeno in parte. Però penso di poter dire con certezza
che questo libro non avrà seguito e forse è meglio così. La guerra non ha
portato molti lieti fini quindi talvolta è meglio restare col dubbio=(
Passiamo
ora all’analisi del linguaggio, sul quale non mi dilungherò. Il linguaggio è
infatti molto chiaro, semplice. E questo fa sì che il romanzo ben si presti
alla lettura da parte di un pubblico giovane. Il libro parla della guerra dall’ottica
di un ragazzo, di un adolescente alle prese con la voglia di rivalsa, alla
prese con i primi amori e le prime delusioni. Ciò nonostante il romanzo non
rinuncia a dare uno staccato realista della realtà tedesca della seconda metà
degli anni ’30 del ‘900: è infatti molto tragica la descrizione della famosa notte dei cristalli, avvenuta nella
notte tra il 9 e 10 ottobre 1938. E credo che questo libro meriti di essere
letto anche per questo, per far conoscere ai ragazzi la storia anche attraverso
un libro non scolastico! Un libro che sicuramente saprà cogliere la loro
attenzione senza annoiarli, anzi appassionandoli ma anche facendoli soffrire
davanti alla crudeltà umana.
Prima di
concludere voglio esprimere tutta la mia ammirazione per Max Schmeling, considerato
nella Germania degli anni ’30 il paladino della supremazia ariana nel mondo.
Infatti, seppur la storia sia inventata, quest’uomo ha davvero salvato la vita
a 2 giovani ebrei durante la notte dei cristalli.
Assegno
a questo libro 4 ½ stelline!
A presto
Isy
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