Autore: Isabel Allende
Pagine: 326
Editore: Feltrinelli
Prezzo: 8€Trama: Paula, nata il 22 ottobre 1963, è una ragazza felice, innamorata del marito, appassionata del suo lavoro. La sua è una vita semplice, che non ha niente a che vedere con quella di sua madre Isabel. Due donne, due destini diversi. Improvvisamente, a ventotto anni, Paula si ammala di una malattia gravissima, la porfiria, che la trascina in un coma da cui non c'è ritorno. Isabel accorre al suo capezzale per cercare di trattenerla in vita, o forse, per accompagnarla dolcemente verso la fine... grazie alla magia della scrittura la madre-scrittrice cerca di "distrarre la morte", cerca di trovare un senso a una tale insensata tragedia evocando la sua esuberante e bizzarra famiglia perché circondi Paula, e la aiuti a sueprare, senza perdersi, il confine della vita. Un'autobiografia, una storia esemplare di dolore e di speranza, una straordinaria confessione sulla genesi delle sue opere, i suoi viaggi, gli amori: Isabel Allende, mescolando con franchezza e umanità il riso al pianto, dice addio a Paula come donna per darle in benvenuto come "spirito". Perchè non esiste separazione definitiva finchè esiste il ricordo.
Cosa ne penso:
Paula è una storia autobiografica. Paula è una ragazza vissuta veramente. La sofferenza raccontata nel romanzo non è fantasia di un'abile scrittrice, ma è l'urlo di dolore di una madre che deve dire addio alla sua bambina. La storia inizia il 6 dicembre 1991, giorno in cui Paula viene ricoverata in ospedale a causa di una malattia genetica: la porfiria (ne erano affetti anche il padre e il fratello). In questo libro l'ormai famosa scrittrice cilena ripercorre la sua vita travagliata, iniziando a narrare la genesi della sua famiglia per arrivare a raccontare delle violenze subite quando era solo una bambina di 8 anni, della sua insicurezza, dei suoi amori adulterini che spesso l'hanno portata ad abbandonare la famiglia e i figli, fino al terribile golpe che nel 1973 sconvolse la sua vita e la privò dell'unico legame che ancora la univa alla famiglia del padre: Salvador Allende.
Lo scopo del libro, nel disegno originale della Allende, aveva un duplice obiettivo: primo, di riuscire ad evadere, anche solo per qualche ora, dal dolore e dalla sofferenza che l'affligevano nel vedere sua figlia in coma in un letto d'ospedale; secondo, pensava, o meglio sperava, che questo scritto avrebbe aiutato la sua Paula a ricordare ogni evento della sua famiglia, perchè non appena si fosse svegliata lei non si sentisse smarrita. Pian piano che il quadro clinico diventava sempre più chiaro e nero, la narrazione cambiava. La mamma non raccontava più la storia a sua figlia, ma ai suoi lettori, non parlava più a tu per tu con Paula, ma ne narrava la vita riferendosi a lei in terza persona. E il lettore capisce che per Paula non c'era speranza, ma non abbandona il libro. Perchè come un amico fedele non abbandona l'altro quando ha più bisogno, così il lettore accompagna la Allende nel suo addio all'amata figlia. Questo affetto è testimoniato dalle migliaia di lettere di commozione ricevute dalla cilena subito dopo la pubblicazione dell'autobiografia. Lei stessa ne ha selezionate alcune pubblicandone in un secondo volume, intitolato "Per Paula. Lettere dal mondo". Al fianco di Isabel, in questo ultimo viaggio di Paula, ci sono altre persone: la nonna, il secondo marito Willie; il primo marito di Isabel, nonchè padre di Paula, Michael; il figlio e fratello Nicholas e la nuora Celia, che proprio durante la malattia ha dato alla luce la secondogenita, nella stessa stanza dove, pochi mesi dopo, Paula avrebbe detto addio al mondo terreno. Tra tutte le figure che accompagnavano nei mesi la sofferenza della scrittrice ce n'è una che mi ha colpita di più: Ernesto, il marito di Paula. Il loro matrimonio è durato poco più di un anno, prima che la malattia distrugesse Paula. Il suo dolore è sconvolgente, non potevo non piangere nel leggere le sue parole, il suo sgomento e il suo non capacitarsi di un'ingiustizia così grande. Una frase mi ha colpita più di tutte e mi ha fatto riflettere: "Sarà che ci siamo amati troppo, che Paula e io abbiamo consumato con voracità tutta la felicità a cui avevamo diritto? Che abbiamo divorato la vita?(...)". Un uomo che ama sua moglie più della sua vita e che si scandalizza al consiglio di sua suocera di uscire con altre donne e rifarsi un'altra vita. Ho provato una grave morsa allo stomaco mentre la Allende narrava le ultime ore di Paula. E dopo le ultime parole ho potuto lasciarmi andare finalmente a un pianto liberatorio: "Adiòs, Paula, mujer. Bienvenida, Paula, espirìtu". Era il 6 dicembre 1992.
Il mio voto è assolutamente 5 stelline.
Lo scopo del libro, nel disegno originale della Allende, aveva un duplice obiettivo: primo, di riuscire ad evadere, anche solo per qualche ora, dal dolore e dalla sofferenza che l'affligevano nel vedere sua figlia in coma in un letto d'ospedale; secondo, pensava, o meglio sperava, che questo scritto avrebbe aiutato la sua Paula a ricordare ogni evento della sua famiglia, perchè non appena si fosse svegliata lei non si sentisse smarrita. Pian piano che il quadro clinico diventava sempre più chiaro e nero, la narrazione cambiava. La mamma non raccontava più la storia a sua figlia, ma ai suoi lettori, non parlava più a tu per tu con Paula, ma ne narrava la vita riferendosi a lei in terza persona. E il lettore capisce che per Paula non c'era speranza, ma non abbandona il libro. Perchè come un amico fedele non abbandona l'altro quando ha più bisogno, così il lettore accompagna la Allende nel suo addio all'amata figlia. Questo affetto è testimoniato dalle migliaia di lettere di commozione ricevute dalla cilena subito dopo la pubblicazione dell'autobiografia. Lei stessa ne ha selezionate alcune pubblicandone in un secondo volume, intitolato "Per Paula. Lettere dal mondo". Al fianco di Isabel, in questo ultimo viaggio di Paula, ci sono altre persone: la nonna, il secondo marito Willie; il primo marito di Isabel, nonchè padre di Paula, Michael; il figlio e fratello Nicholas e la nuora Celia, che proprio durante la malattia ha dato alla luce la secondogenita, nella stessa stanza dove, pochi mesi dopo, Paula avrebbe detto addio al mondo terreno. Tra tutte le figure che accompagnavano nei mesi la sofferenza della scrittrice ce n'è una che mi ha colpita di più: Ernesto, il marito di Paula. Il loro matrimonio è durato poco più di un anno, prima che la malattia distrugesse Paula. Il suo dolore è sconvolgente, non potevo non piangere nel leggere le sue parole, il suo sgomento e il suo non capacitarsi di un'ingiustizia così grande. Una frase mi ha colpita più di tutte e mi ha fatto riflettere: "Sarà che ci siamo amati troppo, che Paula e io abbiamo consumato con voracità tutta la felicità a cui avevamo diritto? Che abbiamo divorato la vita?(...)". Un uomo che ama sua moglie più della sua vita e che si scandalizza al consiglio di sua suocera di uscire con altre donne e rifarsi un'altra vita. Ho provato una grave morsa allo stomaco mentre la Allende narrava le ultime ore di Paula. E dopo le ultime parole ho potuto lasciarmi andare finalmente a un pianto liberatorio: "Adiòs, Paula, mujer. Bienvenida, Paula, espirìtu". Era il 6 dicembre 1992.
Il mio voto è assolutamente 5 stelline.
Vi consiglio anche:
Titolo: Per Paula. lettere dal mondo.
Autore: Isabel Allende
Pagine: 91
Editore: Feltrinelli
Prezzo: 6€
Trama: Le vicende raccontate da Isabel Allende in "Paula" hanno suscitato un'attenzione che è andata ben oltre i confini del successo editoriale e di stampa. Dall'uscita del libro in poi Isabel Allende ha cominciato a ricevere lettere che, con modalità e forme diverse, testimoniavano una partecipazione profonda, una intensità di lettura straordinaria. Feltrinelli, come già ha fatto Suhrkamp in Germania, ne pubblica una selezione: arrivano da tutto il mondo e, per lo più, chi le scrive ha un dramma simile da raccontare, piccoli episodi di sofferenza quotidiana da comunicare, una timidezza da spezzare.
Affettuosamente, Isy
Affettuosamente, Isy
Questo e' un libro magico, a me era piaciuto tantissimo e avevo pianto tanto! Devo dire che Isabel Allende e' una dei miei idoli, come scrittrice e come donna...
RispondiEliminaUna donna straordinaria...mi ha fatto riflettere molto sulla fugacità della vita...
RispondiEliminaIsy
Ciao, innanzituto i miei complimenti per il blog, ben curato anche dal punto di vista grafico. Ho letto questo libro tempo fa e sicuramente mi è piaciuto, pur se la storia di certo piacevole non è.
RispondiEliminaPersonalmente però mi è sembrato che la Allende non avesse dato molto spazio a come il padre di Paula abbia passato quei momenti. Vi sono descritti i sentimenti del marito, delle zie, ma non quelli del padre. Forse ricordo male ma credo che praticamente scompare dal libro dopo il divorzio.
Chiaramente è solo un'opinione personale, lungi da me "criticare" una così brava scrittrice.
Hai avuto la stessa impressione?
Un saluto,
Mario
Si, in effetti il ruolo del padre diventa secondario nella storia, soprattutto se paragonato al maggior rilievo dato invece al nuovo marito della Allende...questo perchè, secondo me, lei vivendo assieme a lui ha potuto percepire meglio i suoi sentimenti rispetto all'ex marito, con il quale è ormai legata solo dall'affetto..
Eliminaio l'ho letto 12 anni fa, ho pianto ovviamente (come ora),in quei giorni avrei conosciuto la mia seconda moglie(ero pure reduce da un fresco/doloroso divorzio).non posso che ringraziare colei che me l'ha consigliato.Il libro l'ho voluto comprare,doveva essere parte di me, di chi soffre,nel dolore fisico e spirituale.Lo consigliero' ai miei figli.Intanto non ho ancorta la forza di rileggerlo..
RispondiEliminaciao giuseppe