22 settembre 2015

Recensione: “Il diavolo nella cattedrale” di Frank Schätzing

Titolo: Il diavolo nella cattedrale
Autore: Frank Schätzing
Pagine: 459
Prezzo: 5€
Editore: TEA

Colonia, 1260. Gerhard Morart sa bene che non potrà mai completare la costruzione della "sua" cattedrale prima di morire. Quello che non sa, purtroppo, è che la morte non tarderà ad arrivare: qualcuno infatti gli tende un agguato su un'impalcatura dell'edificio e lo fa precipitare a terra. Un delitto a sangue freddo, che tuttavia ha avuto un singolare testimone: Jacop, un ladruncolo che si trovava su un melo lì accanto, intento a rubare i frutti succosi per placare la sua eterna fame. Anziché darsela a gambe, Jacop si avvicina a Gerhard, ormai morente, che gli sussurra qualcosa all'orecchio. Così facendo, però, il ladruncolo rivela la propria presenza all'assassino, il quale si lancia in una caccia spietata per ridurlo al silenzio.






Frank Schätzing è uno dei più famosi autori di thriller tedeschi. In Italia ha ottenuto successo grazie al romanzo “Il quinto giorno”, da molti elogiato come ottimo romanzo. Ma il libro di cui vi parlo oggi è “Il diavolo nella cattedrale”, che personalmente non ha palesato il tanto elogiato talento dell’autore. Ma partiamo con ordine. Colonia, 1260. D’accordo abbiamo precise coordinate spazio-temporali. Nella città tedesca sta nascendo uno dei luoghi di culto più grandi dell’epoca, una cattedrale. Uhm…interessante! La costruzione di una cattedrale fa da sfondo alla storia! 
Durante un tentativo di rubare delle mele da un albero, un giovane ladruncolo senza fissa dimora, Jacop, assiste all’omicidio dell’architetto della cattedrale. Non vede precisamente chi è stato, ma solo una figura agile e scura che repentinamente spinge giù dall’impalcatura Gerhard Morart. Quando pensa di esser solo si avvicina al corpo dell’assassinato che, prima di esalare l’ultimo respiro, gli sussurra un semplice ma criptico messaggio. Ok, cavolo! La trama inizia a farsi intrigante! In realtà l’assassino si è accorto di Jacop, il quale a sua volta, dopo aver compreso di esser stato visto, si convince sempre di più che l’assassino altri non è che il diavolo in persona. L’omicida non sa cosa il giovane ha visto, cosa Morart gli ha confidato, ma non vuole e non può rischiare che lui o altri spifferino ciò che è successo. Ben presto inizia dunque a dargli la caccia e a colpire tutti coloro che si avvicinano al giovane. Il buio, il luogo, la suggestione e la superstizione rendono il tutto credibile. Proseguiamo con la lettura. La storia è davvero intrigante, se queste sono le premesse, promette davvero bene! Ed è qui che inizia a percepirsi un senso di smarrimento, un sentimento di “C’è qualcosa che non va!”. Cavolo! Ho parlato troppo presto!
Piccola premessa. Pur trattandosi di un thriller, non aspettatevi suspense o colpi di scena: il lettore viene messo a conoscenza dei retroscena sin dalle primissime battute. Devo ammettere che all’inizio ci sono rimasta molto male, perché in un thriller sono abituata a smascherare l’assassino solo a metà romanzo (quando il testo è scritto abbastanza bene) o a non capirlo proprio se non quando è l’autore stesso, nel finale, a svelare il nome (la Christie in questo è una maestra). Quindi ritrovarmi il nome dell’assassino, le ragioni e tutto svelato già nelle prime 10 pagine mi ha lasciata delusa, però si tratta di una scelta voluta dall’autore che ha giocato più sulla narrazione dei fatti che sulla più scontata (ma anche desiderata) componente misteriosa.
Parliamo dai personaggi. Jacop è un ragazzo mingherlino, un ladro, un senza fissa dimora, indossa abiti sudici, ha i capelli disordinati e rossi, eppure molte ragazze hanno un debole per lui e per i suoi capelli. Vabbè…andiamo avanti! Sarà solo un caso. Nel tentativo di fuggire dagli inseguitori il ragazzo si imbatte in una giovane, Richmodis, che senza remore e senza preoccuparsi di nulla, non esita ad aiutarlo. Seriamente?! Un ragazzo inseguito, sporco, un ladro eppure lo aiuti e lo ospiti in casa tua pur sapendo che chiunque avrebbe potuto vedervi e lasciar lavorare di fantasia le peggiori malelingue. Ma sì! Sconvolgiamo la coerenza. Io adoro le figure femminili forti, anche in romanzi che hanno come obiettivo una minima narrazione storica, però non si può e non si deve mai rinunciare alla coerenza contestuale.
Fortunatamente le sorti narrative sono risollevate dall’introduzione della figura di Jaspar, canonico, zio della ragazza, nonché il primo a credere alla versione del giovane circa l’omicidio dell’architetto, da tutti raccontato come incidente. Però l’uomo non crede mai sia stato il diavolo, bensì una figura in carne e ossa. E che dietro l’assassinio non ci siano ragioni religiose, dovute alla “sfida dell’uomo nel costruire qualcosa che possa raggiungere Dio”, bensì qualcosa di più grande: intrighi, soldi e giochi di potere.
Lo stile di scrittura è sempre chiaro e fluente. La divisione dei capitoli e l’introduzione da un breve titolo che anticipa il luogo o il protagonista della porzione di romanzo risultano opzioni idonee e apprezzabili. 
Nonostante in più punti la narrazione si sia dilungata e abbia dato vita a scene inverosimili e talvolta fastidiose, in generale si tratta di un romanzo gradevole. Personalmente, avendo sentito spesso parlare di questo autore di cui vengono tessute grandi lodi, sono rimasta alquanto delusa, ma riflettendo a lettura terminata e provando ad azzerare i miei pregiudizi mi rendo conto che non si tratta di un testo totalmente da scartare e che, rispetto ad altri thriller letti (storici, ma non solo), questo è decisamente a un livello superiore.
Nota positiva del testo è l’accurata rappresentazione della Colonia medievale così come la descrizione della cattedrale, con tutti gli elementi architettonici che ne fanno un emblema dell’edilizia gotica.
Quindi io ne consiglio la lettura se siete in cerca di un thriller mediamente coinvolgente e soprattutto se non siete fanatici del genere. Non è assolutamente un capolavoro, quindi chi ama questa tipologia di romanzi quasi certamente non apprezzerà il romanzo.


Sufficienza per questo romanzo e spero che, qualora dovessi scegliere di leggere anche “Il quinto giorno”, non mi deluda…ovviamente prima abbasserò, o meglio cercherò di annullare tutte le aspettative creatami su questo scrittore.

Isy

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