27 agosto 2011

Classici...da libreria 07 Speciale Dumas: Il Conte di Montecristo

Un salutone a tutti!
É da parecchio che non aggiorniamo questa rubrica che è forse una delle piú complesse e difficili da portare avanti.
Qualche mese fa avevo iniziato uno speciale che riguardava le opere di Dumas padre e figlio , ma per esami vari, tesi da scrivere e voglia di leggere libri piú rilassanti, ho abbandonato momentaneamente il progetto che ora vado a portare avanti.
In questo post ho analizzato il romanzo i tre moschettieri mentre oggi mi accingo a proporvi la mia recensione del romanzo forse piú consistente e famoso dell’autore: il Conte di Montecristo.




Titolo: Il Conte di Montecristo
Titolo originale: Le Comte de Monte- Cristo
Autore: Alexandre Dumas (padre)
Data di pubblicazione:1844

Informazioni
Questo romanzo é stato terminato da Dumas nel 1844 e pubblicato a capitoli su un giornale nei due anni successivi diviso in ben 18 parti.
La mia versione del romanzo ha un saggio introduttivo firmato da Umberto Eco che ci dice “che è uno dei romanzi piú appassionanti che siano mai stati scritti e dá altra parte è uno dei romanzi piú mal scritti di tutti i tempi e tutte le letterature” . Eco dopo aver detto questo spiega le motivazioni di questa dura affermazione, infatti dice che Dumas scriveva per soldi oltre che per passione ed era pagato a rigo e di conseguenza doveva allungare il racconto per guadagnare di piú; inoltre essendo uno scrittore prolifico in contemporanea a questa monumentale opera stava scrivendo ben 4 romanzi. Vi ho voluto sottolineare questo passaggio perché nella mia recensione riprenderò il concetto e lo spiegherò meglio dal mio punto di vista.

Trama

1815. Edmond Dantès, giovane capitano di lungo corso, la sera del suo fidanzamento con la bella Mercedès, viene arrestato in seguito a una macchinazione ordita da due suoi amici Danglars, imbarcato con lui che, invidioso della sua futura carica di capitano, ordisce il piano che metterà fine alla carriera e anche alla vita libera di Edmondo,  e Morcerf giovane catalano innamorato di Mercedes. Tutto questo piano casualmente rettificato  dal procuratore Villefort, che intercetta una lettera incriminante indirizzata a suo padre che Edmondo avrebbe dovuto consegnare, e quindi decide di incolpare l’ingenuo ragazzo rinchiudendolo nel castello d'If. Durante i quattordici anni di prigionia conosce l'abate Faria, anch'egli recluso, che gli rivela l'esistenza di un tesoro nascosto oltre ad aiutarlo ad organizzare una fuga e ad insegnarli molte cose di storia, filosofia e geografia che lo aiuteranno moltissimo successivamente. Alla morte dell'abate, Dantes riesce a evadere e a raggiungere l'isola di Montecristo, dove trova il tesoro di Faria; in seguito a ció vagherà per molti anni in oriente dove organizzerà una dura vendetta contro coloro che lo hanno danneggiato. Tornato in Francia, libero, ricco e con una nuova identità - ora è il Conte di Montecristo - va in cerca di coloro che l'hanno fatto condannare ingiustamente e, con l'aiuto del fedele servitore Bertuccio, mette in atto la sua vendetta mandando in rovina Danglars divenuto banchiere e poi denunciando Morcerf, che nel frattempo ha sposato la sua adorata Mercedes e fomentando degli omicidi in casa Villefort.


Mia recensione

Sono molto combattuta nel giudicare questo romanzo poiché si discosta molto da altri libri dello stesso autore che ho letto e che mi sono rimasti nel cuore.
Moltissimi sono i lettori che solo guardando la monumentalità del libro rinunciano ad acquistarlo preferendo il film, ad esempio nella mia edizione sono 915 pagine scritte piccolissime e nonostante la mia celerità nella lettura ci ho impiegato 10 giorni per terminarlo(10 giorni vicini a ferragosto passando molte delle ore notturne e pomeridiane con il naso incollato al libro) . Secondo me questo spessore impressionante è uno dei punti negativi del libro che è pur un classico della letteratura francese e di conseguenza nonostante l’ottima traduzione non è facile da leggere.
Detto questo passo alla mia recensione.


La trama è impressionante vista nel complesso; la parte iniziale è assolutamente normale e piacevole con la presentazione dei personaggi, con l’organizzazione e la messa in atto del complotto e con l’imprigionamento del protagonista. Tutto è chiaro, dalle giovani speranze di fortuna e amore di Edmondo Dantés fino all’invidia di quelli che lui reputa amici, tutto ció distrutto dalla Provvidenza che colpisce il protagonista privandolo improvvisamente di tutto. A fine lettura la parte che comunque ha solleticato maggiormente la mia fantasia è quella relativa all’imprigionamento di Edmondo che in sola compagnia dei suoi pensieri e tormenti passa dall’incredulità delle accuse alla speranza di essere scarcerato, dalla disperazione di vivere il resto della vita rinchiuso in una tomba, al pensiero del suicidio ed infine dalla rabbia dopo aver saputo cosa era accaduto e all’ipotesi di vendetta. In questi 14 anni di prigionia e nei successivi 10, dopo essere diventato ricchissimo, egli organizzerà una vendetta macchinosa e scrupolosa nascondendosi dietro diversi pseudonimi, ma giungendo inesorabilmente a colpire i suoi “amici” che hanno portato via gli anni della sua giovinezza, la sua fidanzata e la sua fortuna. L’Edmondo Dantés fuggito di prigione non è piú il giovane di 19 anni, puro dalle belle speranze  è diventato cinico e calcolatore oltre che freddo e crudele, pochissimi sono infatti i sentimenti di compassione e pietá che gli passano in viso, solo la determinazione di vendetta e la rabbia lo smuovono, un vero e proprio angelo vendicatore caduto in terra. Tutte le sue azioni, da quelle che possono sembrare piú nobili e belle a quelle piú efferate, hanno come unico punto finale il raggiungimento del suo scopo con la distruzione dei suoi nemici. Egli si crea un personaggio quasi favolistico,il conte di Montecristo appunto, spesso  paragonato ad un pascià delle mille ed una notte, che comunque è inizialmente finto e a volte forzato e solo alla fine, quando calerá la sua maschera, tornerà ad essere almeno parzialmente il buono e semplice Edmondo, insomma umano.
In generale quindi la trama è chiara per le prime 300 pagine e poi inizia a diventare nebulosa con tutti i personaggi secondari che vengono introdotti e gli avvenimenti che possono sembrare inutili, ma in realtà fanno parte del piano di vendetta. Insomma arrivata a 600 pagine ho iniziato seriamente a perdermi nelle trame del conte sempre piú ingarbugliate e in apparenza senza importanza. Fortunatamente pian piano ogni tranello e tentativo di distruzione viene alla luce e molte delle cose che accadono hanno finalmente una spiegazione. Non voglio proprio immaginare la frustrazione di coloro che alla metá dell’800 dovevano attendere la pubblicazione del prossimo capitolo per poter capire meglio il tutto!


A parte questo da notare é anche il tono melodrammatico nelle descrizioni e nei dialoghi che vogliono essere sublimi, ma spesso diventano troppo aulici e ripetitivi. Il linguaggio usato è complesso ed articolato esattamente come la trama e non rende la lettura scorrevole, molte sono le parti inutili nei dialoghi che tendono a far perdere il filo del discorso.Inoltre troppe sono le disquisizioni economiche dell’epoca, per noi totalmente incomprensibili, e quindi noiose da leggere cosí come anche quelle filosofiche che, se inizialmente servono a comprendere l’ideologia dei personaggi, alla lunga diventano pesanti e ridondanti.
Anche da notare sono le costanti ripetizioni sia di aggettivi che di avvenimenti relativi alla storia che ogni tot pagine vengono raccontate nuovamente, a volte queste riproposizioni sono utili a far ricordare al lettore certi avvenimenti secondari, a volte invece sono davvero noiose.

Per quanto riguarda i personaggi sono delineati e descritti in modo ottimo e puntuale ed alcuni ti colpiscono davvero; a me è molto piaciuto il personaggio della schiava greca con la sua storia sempre tristissima ma molto avventurosa cosí come anche il personaggio di Mercedes e di Massimiliano che possono essere considerati i buoni della situazione.

Tirando le somme e mettendo in conto che questo é un romanzo della metá dell’800, il libro mi è abbastanza piaciuto nei suoi alti e bassi, nei capitoli interessanti che ti lasciano con il fiato sospeso e nei capitoli in cui vengono descritte noiose cene e colazioni; vengono narrate tante storie di ragazzi di sani principi, leali ed orgogliosi, di ragazze di buona famiglia timide e riservate ma con un fuoco dentro e di uomini invece calcolatori e malvagi, tutto questo insieme ad una profusione di sentimenti cosí vari e reali che non posso neanche tentare di elencarli.
Assegno 4 stelline e consiglio questa lettura agli amanti dei classici incuranti del numero di pagine che vogliono trovare una storia ampia e ben strutturata ricca di sentimenti positivi e negativi oltre che di personaggi ed avvenimenti. Se è la prima volta che vi accostate a Dumas vi consiglio vivamente di iniziare con i tre moschettieri, romanzo che ho trovato piú simpatico e moderno.



Lya

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