05 giugno 2014

RECENSIONE: Come pioggia sulle dune di Jane Johnson



Buona lettura
Titolo: Come pioggia sulle dune
Autore: Jane Johnson
Pagine:432
Prezzo:19.60€
Editore: longanesi

Trama
Isabelle ha la vita che ha sempre desiderato e per cui ha lottato. Un ottimo lavoro nel centro di Londra, un guardaroba pieno di abiti eleganti e tutto regolato da un ordine maniacale. Ma Isabelle non è sempre stata così. Un tempo era una bambina chiassosa e ribelle; nel tempo, però, ogni spinta vitale si è infranta contro il muro di dolore per la separazione dei genitori, due archeologi molto più interessati alle antichità che alla figlia, e per per l’abbandono del padre, partito quando lei aveva soltanto quattordici anni. Ed è proprio la morte del padre a sconvolgere l’ordine della vita di Isabelle, ora adulta di successo.Ci sono tre oggetti nella misteriosa scatola che la giovane Isabelle ha ricevuto in eredità dal padre. Una lettera che parla della regina del Sahara Tim Hinan, leader spirituale dei Tuareg, un gioiello antico e un foglio sgualcito scritto in una lingua antichissima e incomprensibile. A Isabelle basta indossare l’amuleto per sentirsi strana, più forte, vigorosa ma anche tormentata da visioni e sensazioni provenienti da un altro mondo, un’altra vita. Un’altra vita nel deserto, tra leggendari uomini blu, dove Isabelle decide di recarsi quasi spinta da una forza magica
In un’altra epoca e in un altro luogo una giovane donna traccia versi sulla sabbia di quelle stesse dune. Mariata, appartenente al fiero popolo dei tuareg, costretta a un matrimonio di convenienza, fugge nel deserto alla ricerca delle proprie radici e dell’amore perduto...
 
 
Lo ammetto, ho comprato questo libro influenzata dalla cover e dal titolo molto poetico. L'ho visto e ho deciso che dovevo averlo anche se non avevo letto neanche la trama, alla fine però l'ho acquistato sul libraccio per risparmiare quei 9 euro che non ero sicura di voler spendere ed eccomi qui a parlarvi di questo romanzo doppio.

Le protagoniste sono due: Isabelle e Manata, due donne così lontane ma in fin dei conti vicinissime.
Isabelle è una strenua lavoratrice che vive a Londra, è razionale e logica in tutto quello che fa e vive la sua vita ripetitiva ma sicura finché un giorno suo padre, con cui aveva scarsi rapporti da tempo, muore e le lascia insieme alla casa una scatola misteriosa con delle carte e un medaglione antico. Spinta da un impulso del momento, Isabelle decide di partire per il Marocco con una sua amica per capire il perché del lascito di suo padre e in quella terra così particolare, copre di nuovo se stessa.
Manata è una principessa appartenente al popolo dei tuareg, una delle grandi tribù del deserto e vive una vita intensa scappando dalla sua famiglia e diventano un'altra da se, soffrendo molto ma non rassegnandosi al destino che gli altri le imponevano.

A parte il titolo e la cover su cui non voglio dilungarmi se non dicendo che mi piacciono particolarmente, il libro per i suoi intrecci mi è piaciuto parecchio.
Isabelle e Manata vivono in due mondi diversissimi e se la prima è razionale e "bacchettona", la seconda è proprio il contrario perché è istintiva e molto passionale, vive la sua vita pienamente non perdendo nulla tra gioie e sofferenze. Questo continuo parallelo tra queste donne è il punto forte di tutto il romanzo perché il cambio di prospettiva di luoghi, mentalità, tradizioni ed esperienze di vita, rende tutto molto dinamico e tiene il lettore ben sveglio.
Personalmente, tra le due storie, mi è piaciuta moltissimo quella di Isabelle che, per un puro caso, per una chiamata che sente all'improvviso nel profondo della sua anima, decide di mollare tutto e parte per una lunga vacanza in Marocco così da vedere con i suoi occhi una civiltà selvaggia e ricca di contraddizioni. Mi è piaciuta particolarmente la sua storia perché, anche se entrambe sono coraggiose, Isabelle fa una scelta davvero forte per il suo stile di vita così grigio e ripetitivo, infatti dalla mattina alla sera si rende conto che la soddisfazione che prova è artefatta, costruita dalla sua mente per non costringerla a soffrire quindi scappa per lasciarsi tutto alle spalle. Della storia di Manata, sicuramente più varia e avventurosa, ciò che mi ha colpita sono le vivide descrizioni del deserto e della vita delle tribù che ci vivono; gli occhi di Manata vedono e raccontano le tinte forti di questi luoghi selvaggi ma così liberi ed esotici che mi hanno trasportata in tende spartane ma pratiche, sulle dune del deserto con i cammelli e i dromedari, in posti impervi e inesplorati. Insomma la mia fantasia ha galoppato.
Se tutto il libro mi è piaciuto molto proprio perché c'è un incontro - scontro tra due civiltà e modi di vivere diversi raccontato dal punto di vista femminile, il finale però non mi ha soddisfatto piamente perché era alquanto scontato e forse un po' banale. Generalmente non mi lamento dei finali così positivi, ma in questo caso mi sarebbe piaciuto qualcos'altro, oppure lo stesso finale posto in altri termini. Dopo tanti kilometri fatti nel deserto con Isabelle e Manata, una chiusura così mi è sembrata un po' scialba.
Assegno dunque quattro stelline al romanzo e lo consiglio da leggere sotto l'ombrellone perché è vario, drammatico e avventuroso: una bella storia tra amori, passioni e cambiamenti.

Lya
 

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