Buon pomeriggio,
spero che abbiate passato un bellissimo Natale! Ecco una nuova recensione, una delle ultime di questo 2013!
Titolo: Grandi speranze
Autore:
Charles Dickens
Pagine: 384
Prezzo: 6euro
Editore: Newton compton
Trama
Pip vive in un piccolo villaggio alla foce del Tamigi, maltrattato dalla
sorella, che lo alleva, e protetto da Joe, il marito. La sua infanzia
di fervida e inquieta immaginazione viene sconvolta dall’irruzione di
due adulti: il criminale Magwitch, che il bambino aiuta a fuggire, e la
bizzarra e ricca Miss Havisham, che di lui fa l’oggetto del proprio
ambiguo favore. Esaltato a “grandi speranze” dalla ricchezza che la
vecchia signora sembra destinargli, il giovane rompe i legami d’affetto
con il villaggio per recarsi a Londra, invaghito della fredda e
sprezzante Estella, che insegue nella vita mondana aristocratica della
capitale, e al tempo stesso fatalmente attratto dalla city borghese e
dalle propaggini più inquietanti della città: il kafkiano mondo legale
delle Inns of Court, le carceri di Newgate e le limacciose sponde del
Tamigi. Narratore e protagonista, Pip ripercorre in queste pagine, con
voce meditativa, ma vibrante di humour e di passione, il suo cammino di
conoscenza e disillusione, facendo i conti con la propria protratta
cecità di fronte ai casi della vita. Da questo romanzo è stato tratto il
film Paradiso perduto di Alfonso Cuarón, con Gwyneth Paltrow e Robert De Niro.
Eccomi qui, per la prima volta, a parlarvi di un libro di
Dickens; sono anni che non leggo un suo romanzo perché sono rimasta fortemente
colpita da "Oliver Twist", che è uno splendido racconto, ma che mi ha
fatto piangere come una fontana, quindi fino ad ora, non ho mai trovato il
momento giusto, per calarmi nell'Inghilterra dell'ottocento raccontata da
questo scrittore.
Il protagonista di "Grandi speranze" è Pip,
bambino di provincia, povero, poi diventato uomo di città ricco e apprezzato dalla
gente.
La storia inizia con la descrizione della sua vita di bimbo
poco desiderato e privato dell'affetto di una madre, morta precocemente, e
della severità militaresca di sua sorella, poco materna e costantemente
aggressiva nei suoi riguardi. Pip però è un bambino sveglio, che vuole imparare
e che è soddisfatto del suo avvenire da fabbro, finché un giorno viene invitato
in casa di una nobildonna misteriosa, che gli mostra una vita alternativa e che
gli fornisce delle speranze diverse per il futuro.
Queste speranze aumentano di visita in visita finché un
giorno Pip eredita una considerevole somma di denaro che lo porta lontano dalla
sua piccola cittadina e lontano dalle sue frugali abitudini: viene infatti
educato e vestito come un gentiluomo londinese. E qui inizia la sua nuova vita
ricca di grandi speranze, che se conoscete abbastanza l'autore, sapete a priori
che, in qualche modo, verranno disattese.
Grandi speranze è un romanzo davvero molto diverso da Oliver
Twist perché denuncia i comportamenti egoistici del protagonista che deve
ritornare sui suoi passi per comprendere gli errori compiuti.
Pip, all'inizio del libro è un ragazzino semplice e spesso
brutalizzato emotivamente dalla sorella e dalle persone che lo circondano, in
quanto, nonostante lui sia tranquillo e abbastanza ben educato, gli viene
continuamente ricordata la presunta bontà della sorella che lo sta allevando
"con le mani". Le riflessioni del piccolo Pip, disseminate
abbondantemente per tutta la prima parte del libro, sono veramente sagaci e
simpatiche e denotano la sua intelligenza ma anche la sua sottomissione e
rassegnazone. Solo andando avanti nella sua crescita, dopo aver visto la
bellissima casa di Miss Havisham e dopo esser
stato spesso in compagnia della bellissima Estella, Pip inizia a desiderare di
più, inizia a vergognarsi dell'amato e tenero John(marito, tirannizzato quanto
lui, di sua sorella) e inizia a sperare nella sua fortuna futura. Vuole
elevarsi socialmente e culturalmente, ma per farlo ha bisogno di denaro, che
arriva prontamente da un donatore anonimo. Pip quindi si trasferisce in una
grande città, studia, si veste e si comporta come un gentiluomo e si allontana
fisicamente e psicologicamente dalla sua infanzia che inizia ad essere
disprezzata: lui ha infatti grandi speranze per se stesso e per il suo
avvenire. E queste grandi speranze non prevedono la presenza di John e di sua
sorella che vengono egoisticamente lasciati alla loro misera vita.
Pip però, per una serie di avvenimenti che si susseguono
incessanti verso la fine del romanzo, dovrà tornare sui suoi passi, pentirsi
per il suo comportamento da ingrato e ricominciare a vivere una nuova vita più
giusta anche se infelice.
Insomma tutto il percorso che Pip compie dalla sua infanzia
alla sua gioventù, delineano una visione morale molto forte dell'autore che ha
voluto sottolineare come la fortuna, di qualsiasi genere, sia passeggera e che
occorre mantenere sempre dei valori affettivi, familiari e d'amicizia, che
servono molto di più del denaro. Diciamo che la morale di questo libro è molto
simile a quella di "Canto di Natale" proprio perché dimostra come le
grandi speranze che l'uomo deve avere, non sono quelle monetarie, ma quelle
basate su saldi legami sociali.
Prima di concludere, voglio sottolineare come lo stile
semplice ma efficace dell'autore, permetta una lettura scorrevole e piacevole,
che potrebbe essere inaspettata, in quanto Dickens è, a ragione, annoverato tra
gli scrittori classici della produzione ottocentesca inglese.
Assegno quindi al romanzo quattro stelline.
Lya