30 agosto 2015

RECENSIONE: Memorie di una reginetta di privincia di Alix Kates Shulman

Buona domenica e buona lettura!

Titolo:Memorie di una reginetta di privincia
Autore: Alix Kates Shulman
Pagine: 276
Prezzo: 13 euro
Editore: Einaudi

Trama
Quando Memorie di una reginetta di provincia fu pubblicato per la prima volta nel 1972, fu la rivoluzione. Era arrivato il primo grande libro uscito dal '68 e dal movimento di liberazione delle donne.
L'America benestante e benpensante si vide ferocemente ritratta come una casta sessista e bacchettona che penosamente opponeva valori retrogradi a un mondo che stava diventando «moderno».
Viceversa le ragazze mai erano sembrate cosí vere. Il romanzo infatti descriveva una materialità del corpo femminile fino ad allora invisibile parlando esplicitamente di sensualità rigogliosa, libertà sessuale, aborto, discriminazioni sessiste sul luogo di lavoro.
Alcuni trovarono le Memorie scioccanti e traumatizzanti ma migliaia di lettrici semplicemente si entusiasmarono. E sebbene la carica provocatoria del libro col tempo sia in parte scemata, le avventure un po' maldestre di Sasha Davis mettono in luce contraddizioni ancor oggi irrisolte.




Ho letto “Memorie di una reginetta di provincia” sulla scia del mio desiderio di cambiamento (meno young adult e serie!), perché il titolo ha attirato la mia attenzione insieme alla cover dal sapore anni ’60. È stata una lettura piuttosto interessante soprattutto per la storia che si cela dietro al libro, quella dell’autrice.

La protagonista è Sasha che conosciamo da adulta e che ci accompagna in un’intensa narrazione delle sue esperienze fisiche e sentimentali dalla sua pubertà fino all’età adulta, durante gli anni 50 e 60 in America. In un ambiente conservatore e tradizionalista, per quanto riguarda i comportamenti morali pubblici delle ragazze, Sasha è fuori dal ogni canone accettabile e diventa un esempio della nascente corrente femminista.

Dopo aver fatto una piccola ricerca, ho trovato il libro molto più interessante della storia narrata poiché in America può essere considerato uno dei primi libri che parlano esplicitamente della sessualità femminile da un punto di vista femminile. Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta alla fine degli anni sessanta in un periodo pieno di rivoluzioni sociali e morali: il ‘68. Anno cruciale per la storia dei costumi americani, il romanzo è stato un esempio perfetto di come le donne possano parlare della loro sessualità, così complessa, attraverso i libri e pubblicamente. Sasha, la protagonista del libro, è un alter ego della scrittrice che attraverso questo personaggio racconta varie esperienze da donne in quel periodo.
Se si cercano immagini femminili a cavallo degli anni ‘50 e ‘60, si possono rintracciare moltissime pubblicità che rappresentano la donna come una perfetta moglie, madre e casalinga. Questa era l’immagine della femminilità in quel periodo e, tutt’oggi, se si pensa a quegli anni, ci viene in mente una donna con un vestito colorato e scampanato, con un vitino sottile, capelli perfetti mentre svolge delle mansioni casalinghe. In un momento di grandi cambiamenti, la società rimaneva arretrata, soprattutto per le ragazze e Sasha è l’esempio lampante delle battaglie che moltissime donne “trasgressive”, che si sentivano diverse dalla massa, compivano contro sé stesse: da una parte volevano essere integrate e accettate, dall’altra avevano desideri che andavano contro queste tradizioni. Sasha, fin dai primi anni della sua infanzia, vive questo dualismo: da una parte vuole realizzarsi, studiare, andare all’università e diventare avvocato, dall’altra desidera rimanere all’interno dei canoni che la società inculcava nelle menti femminili per non essere emarginata. Costantemente insoddisfatta di sé e di ciò che la circonda, inizia a fare varie esperienze sessuali in segreto per ribellarsi a questo giogo e usare il suo corpo è l’unico modo in cui sente di poterci riuscire; la società le ha insegnato che la bellezza è l’unico vero valore da coltivare per “accalappiare” un uomo e per essere felici e lei è esattamente quello che fa.  Lei fa della sua bellezza una maschera, una vera e propria ossessione che è molto ricorrente nel romanzo: da una parte fa molte esperienze con i ragazzi, dall’altra si maschera e si trincera dietro la sua bellezza. Sin dalle prime pagine è anche evidente che lei desidera essere libera di essere sola, libera tanto da non dipendere da un uomo ma, nonostante i numerosi tentativi, non riesce a staccarsi da ciò che le è stato inculcato.
Insomma nel libro c’è una continua battaglia tra conformismo e ribellione, c’è la storia di una ragazza, poi donna e poi madre che tenta in quegli anni turbolenti di trovare un modo per essere in pace con sé stessa.
Nonostante abbia avuto un notevole successo e abbia fatto molto scalpore all’epoca, non vi aspettate un romanzo erotico come lo conosciamo oggigiorno; c’è il sesso, la sensualità dell’amore fisico tra uomo e donna, ci sono i desideri di Sasha ma tutto ciò non è narrato esplicitamente ma è filtrato dalla sensibilità di quel momento storico e culturale che, già solo parlando del piacere fisico femminile e della libertà sessuale, andava contro ogni cosa vista fino a quegli anni. Insomma, il romanzo va assolutamente contestualizzato per poterlo apprezzare completamente e, devo dire, che a me è piaciuto.
Assegno tre stelline e mezzo.

Lya
 

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