03 maggio 2015

RECENSIONE: Mi ricordo di Paola Capriolo

Buona domenica e buona lettura!

Titolo: Mi ricordo
Autore: Paola Capriolo
Pagine:
Prezzo: 16 euro
Editore: Giunti
Data di pubblicazione: marzo 2015

Trama

Due donne e il mistero di una casa sul fiume. Due destini che si intrecciano tra il dolore della storia e il riscatto del presente.
Adela e Sonja: due figure di donna e due destini che non si potrebbero immaginare più diversi. La prima, negli anni trenta, conduce un’agiata esistenza accanto ai genitori nella loro villa in riva al fiume, intrecciando con un insigne poeta un ingenuo e appassionato carteggio sull’arte, la musica, la bellezza; la seconda, ai giorni nostri, lavora nella stessa casa come badante al servizio di un vecchio signore dispotico. Ma non è stato un caso a condurla lì, perché, come scopriremo a poco a poco, un vincolo profondo lega queste due vicende che scorrono parallele nelle pagine del libro. Mentre si prende cura del padrone accompagnandone la regressione verso l’infanzia, Sonja compie un lungo, tormentoso “scavo archeologico” alla ricerca del proprio passato familiare; intanto, le lettere di Adela al poeta ci svelano il lento precipitare della sua vita dalla normalità all’incubo: le persecuzioni razziali, la deportazione in un campo di sterminio, la “salvezza” pagata con i servigi prestati in un’altra casa, dalle imposte perennemente chiuse, che gli aguzzini definiscono con atroce ironia “la casa della gioia”, l’impossibile ritorno, dopo quella degradazione estrema, alla normalità di una vita borghese. Se esiste una speranza di riscatto, è affidata alla memoria e alla compassione di chi viene dopo; o forse a quella misteriosa frase di Dostoevskij, “la bellezza salverà il mondo”, di cui Sonja intuirà solo alla fine un significato possibile.




“Mi ricordo” è stato un romanzo piuttosto sorprendente perché, in modo del tutto inaspettato, mi è piaciuto moltissimo e mi ha appassionata.

Le protagoniste della storia, o meglio, delle storie sono due: Sonja e Adela. La prima è una donna di cinquant’anni disillusa dalla vita che fa la badante, la seconda è una ragazza piena di sogni e di speranze che le vengono strappate via. Adela e Sonja sono madre e figlia e in due momenti storici diversi affrontano la vita e quotidianità in modo del tutto differente rimanendo però entrambe incastrate nei loro ricordi.

Nel mio piccolo riassunto, un po’ per non rivelare troppo, un po’ perché la storia è costruita in un crescendo di scoperte, non sono riuscita a rendere bene quanto il libro sia interessante e bello.
Come ho detto inizialmente, non avevo aspettative per quanto riguarda il romanzo, ho solo letto la trama e, incuriosita, ho deciso di leggerlo. Mentre mi scorrevano davanti ai primi capitoli, mi sono chiesta cosa stavo leggendo perché la prima protagonista, Sonja, che d’impulso decide di tornare nella sua casa d’infanzia per prendersi cura dell’anziano che ci abita, mi ha un po’ destabilizzato. Non capivo qual era la storia che mi si stava presentando e, solo dopo aver messo gli occhi sulle lettere di Adela, la quale si racconta solo attraverso queste epistole/diario, e dopo essere arrivata a metà libro, ho iniziato a vedere una luce in fondo al tunnel.
Sonja è una donna di mezza età con un passato davvero molto complesso: rimane prima orfana di madre e poi di padre e, sia per accudire il padre alcolista, sia per la sua permanenza in orfanotrofio, è costretta a crescere molto in fretta. Disillusa prestissimo dalla vita, la donna non sembra avere mai avuto un sogno, un desiderio da realizzare, si concentra solo sul lavoro e sul suo sostentamento. Insomma, comunica l’impressione di aver avuto una vita pragmatica, tristissima e volutamente vuota di affetti. L’unica cosa che Sonja si trova inaspettatamente a desiderare è sapere qualcosa in più sulla sua indecifrabile madre che, nei suoi ricordi di bambina, suonava al pianoforte sempre la stessa melodia e odiava essere toccata.
Adela, al contrario di quella che sarà sua figlia, nelle lettere indirizzate al Maestro, un poeta che adorava, racconta la sua giovinezza piena di sogni e aspettative che la vedono proiettata lontana dalla sua soffocante città alla ricerca della “bellezza che salverà il mondo”. Lei però è un’ebrea che affronta sulla sua pelle i terribili avvenimenti della seconda guerra mondiale: dalle leggi di Norimberga, avvertite lontane e prive di scopo, alla notte dei cristalli, fino alla deportazione. Nelle epistole si avverte la fortissima evoluzione del personaggio: da ragazzina alla ricerca della sua strada a donna umiliata e traumatizzata che non riesce a fare pace con i fantasmi del suo passato riversandone il dolore sulla figlia.
Le due donne hanno un destino fortemente intrecciato perché, oltre a essere madre e figlia, si ritrovano a influenzarsi a vicenda. C’è Adela che durante la prima metà del 900 desidera tutto nella sua vita ottenendo solo sofferenze e brutture e che dopo non riesce a riprendere in mano la sua esistenza e c’è Sonja che rifiuta di dare e ricevere affetto perché, dopo aver amato intensamente sua madre si è sentita solo respinta e allontanata. Solo dopo aver letto le lettere ritrovate in soffitta, Sonja riuscirà a fare pace con sua madre e con se stessa ricordandola e comprendendola pienamente viaggiando attraverso i suoi pensieri e le emozioni giovanili.
Se nelle prime pagine non ho trovato il libro particolarmente interessante, dopo ne sono stata risucchiata. La storia è un crescendo di scoperte che permettono al lettore di creare i due personaggi nella propria mente: solo alla fine si può avere un’immagine completa delle due donne.
“Mi ricordo” è un romanzo pieno di memorie nostalgiche e dolorose che però mi è sembrato delicato ma intenso e riesce a raccontare con forza e dolcezza la vita di Sonja e Adela così lontane nel tempo ma così inesorabilmente vicine soprattutto nel loro desiderio di redenzione.
Ho deciso di assegnare 5 stelline al romanzo e lo consiglio vivamente come lettura.

Lya


2 commenti:

  1. molto bello, mi è piaciuto moltissimo!! la storia di Adela coinvolge molto emotivamente.

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