Titolo: Sanctus
Autore: Simon Toyne
Pagine: 480
Prezzo: 10 euro
Editore: Sperling & Kupfer
Trama
Tutte le nostre certezze stanno per cadere. La causa, una
cospirazione alimentata dal sangue e dalla menzogna per tremila lunghi
anni. Un uomo si lancia dal luogo abitato più antico sulla faccia della
Terra, la storica cittadella di Ruin tra le montagne della Turchia.
Non si tratta di un suicidio come può sembrare, bensì di un gesto
simbolico. E grazie ai media, ne è testimone il mondo intero. Ma pochi
capiscono il suo significato. Per Kathryn Mann, la biologa che a Ruin
custodisce un frutteto molto particolare, è la fine di una lunga
attesa. Per il manipolo di fanatici che vive nella Cittadella potrebbe
voler dire la fine di tutto quanto hanno costruito. E sono pronti a
uccidere, torturare e infrangere la legge per impedirlo. Per Liv
Adamsen, giornalista newyorchese, è l’inizio di un viaggio molto
pericoloso intorno alla sua vera identità. A proteggerla un uomo
misterioso di cui conosce solo il nome: Gabriel. A guidarla la voce del
suo stesso sangue. E la fine del viaggio è una rivelazione che può
cambiare il mondo.
Era da tantissimo tempo che non mi dedicavo a una lettura
del genere: i thriller a sfondo storico-religioso sono passati “di moda” da
parecchio ma mi sono resa conto che mi mancano e che continuano a piacermi
davvero tantissimo! “Sanctus” primo libro della “Sancti trilogy” è un libro che
mi ha saputo coinvolgere e mi ha incuriosito moltissimo.
In una sperduta località della Turchia avviene qualcosa di
davvero singolare: un monaco in tunica verde rimane con le braccia aperte per
due ore in cima alla montagna della Cittadella di Ruin e poi si lancia nel
vuoto. Le immagini di questo avvenimento fanno il giro del mondo fino ad
arrivare in America dove vive la sorella del giovane monaco che, saputa la
notizia della sua morte, prende il primo aereo per la Turchia. Così facendo non
sa che rimarrà immischiata in un gioco secolare molto più grande di lei tra
sette religiose, segreti millenari e uomini senza scrupoli.
Prima dei vampiri e dei new adult, grazie a Dan Brown, c’è
stato un periodo in cui pubblicavano thriller storico-religiosi come se
piovesse e io, da appassionata di libri storici, ne ho avuta una buona dose
prima di scocciarmi. Circa tre anni fa, dopo che il genere fu piuttosto
accantonato, uscì “Sanctus” e io, senza pensarci tanto lo acquistai PRIMA di
sapere che faceva parte di una trilogia (anche questo nooooo!!). Rassegnata al
mio infausto destino, ho aspettato che uscisse il secondo e poi il terzo (il 14
luglio) e finalmente ho deciso di leggerlo perché i thriller sono piuttosto
intensi e aspettare anni tra la lettura di uno e l’altro mi sconfortava non
poco.
A parte la mia personale storia di attese infinite, devo
dire che il libro mi è piaciuto e mi ha saputo coinvolgere notevolmente.
La storia è piuttosto un “classico” del genere: c’è un
mistero religioso custodito da millenni, libri perduti, profezie oscure e
personaggi che vanno a sconvolgere l’equilibrio tanto faticosamente mantenuto
da parte delle sette. In questo caso la setta in questione è cattolica ed è
composta dai “sancti” uomini, rinchiusi a vita in una grande città costruita
dentro una montagna, che dedicano la propria vita a proteggere “il Sacramento”
da occhi esterni. Nessuno sa cosa sia effettivamente il Sacramento e questi
monaci fanno tutto il necessario affinché tutto rimanga celato nelle tenebre
delle leggende e della storia. In questo caso non si parla del Vaticano, degli
Illuminati o cose così, ma tutto rimane circoscritto in questa sperduta
località turca: qui si svolge una lotta millenaria tra due tribù antichissime.
La protagonista, Liv, è decisa a recuperare il corpo del fratello, di cui non
aveva alcuna notizia da otto anni, ma rimane immischiata in questa battaglia e
rischia più volte la vita. Insieme a lei si affacciano diversi altri personaggi
nel libro: l’ispettore incaricato di far luce sul caso, Kathryn e suo figlio
Gabriel, incaricati di proteggere Liv dai Sancti, il monaco che tenta di tener
celato il segreto del Sacramento. Insomma, ci sono molti protagonisti secondari
che si muovono in questa piccola città ma che non hanno un ruolo davvero
incisivo. Devo dire che, storia a parte che mi è piaciuta parecchio, i
personaggi risultano poco approfonditi e hanno poche sfaccettature perché si
muovono velocissimi all’interno del romanzo e quindi non c’è molto tempo per
approfondire questa parte, anche se mi è un po’ dispiaciuto. Spero che nei
prossimi libri, che leggerò a breve, venga data una maggiore profondità ai
protagonisti così da non farli sembrare delle marionette senza spirito.
Consiglio il libro agli amanti del genere o ai neofiti che
vogliono leggere qualcosa di diverso da ciò che affolla gli scaffali della
libreria in questi ultimi mesi. Assegno tre stelline e mezzo.
Lya
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