Buona lettura!
Titolo:Il ritorno alla brughiera
Autore:Thomas Hardy
Pagine: 432
Prezzo: 5,90 euro
Editore: La biblioteca dell'espresso
Trama
"Ritorno alla brughiera", pubblicato nel 1878, è il primo dei grandi romanzi della maturità di Thomas Hardy e ha già il tratto fondamentale di tutta la sua narrativa maggiore, in particolare di "Tess dei d’Urberville" (1891) e "Jude l’oscuro" (1895): dentro una narrazione di taglio realistico è infatti innervato un nucleo nudamente tragico, con il suo conflitto insanabile e la sua struttura aporetica che, come è proprio del tragico, non hanno né vera soluzione né un vero “perché”.
Dentro la trama delle vicende narrate, le domande sottese non hanno insomma risposta, nonostante tutte le stratificazioni di senso, e le complesse e varie elaborazioni metaforiche che la dimensione realistica e la vigile demiurgia del narratore onnisciente dispiegano per circoscrivere e illuminare questo oscuro e ineradicabile nucleo drammatico.
Il paesaggio è certamente la sua prima incarnazione simbolica: è il Wessex, la zona geograficamente insieme circoscritta e immaginaria, quasi un’isola chiusa e ferma nel tempo, immutata nel corso dei secoli e tagliata fuori dalle trasformazioni violente e distruttive della rivoluzione industriale, che fa da quinta e orizzonte a tutti i romanzi della maturità.
In particolare in "Ritorno alla brughiera", a delineare lo spazio tragico è Egdon Heath, una brulla, aspra distesa di terra, sferzata dai venti, con le sue brevi primavere, le estati accese ed arse, i lunghi inverni di neve e di buio, i piccoli villaggi sparsi, le colline e gli avvallamenti, le case isolate, i grossi cespugli di ginestra gialla, e le macchie verde cupo delle felci.
Attirata dal
titolo ho iniziato a leggere "Ritorno alla brughiera", così, senza
aspettarmi nulla, infatti conoscevo davvero poco sia l'autore che le sue opere,
infatti Tess of the Urbervilles manca
alla mia collezione di classici pur avendolo studiato in letteratura. Insomma
mi sono approcciata al romanzo in modo abbastanza spensierato e sicuramente per
questo motivo sono riuscita ad apprezzare dei risvolti che non mi avrebbero
altrimenti coinvolto.
I
protagonisti sono principalmente quattro: due giovani donne e due uomini che
vivono nella desolata brughiera inglese che intrecciano le loro vite in modi
inaspettati.
Thomasine è
una ragazza semplice e timorata di Dio che vuole disperatamente sposare Damon per non essere considerata una disonorata agli
occhi degli altri, mentre il suo fidanzato è inesorabilmente attratto da
Eustacia, una bellissima giovane viziata e approfittatrice. La storia diventa
complessa con il ritorno alla brughiera di Clym cugino di Thomasine; Eustacia
vede in questo ragazzo la possibilità di fuggire da quelle lande desolate e
quindi gli si avvicina, ma non sa che Clym ama quei luoghi e desidera rimanere
proprio lì. La vita di questi quattro personaggi s'intreccia fino ad arrivare a
un finale tragico.
Non era
proprio quello che mi aspettavo, ma il libro mi è piaciuto, nonostante io abbia
trovato davvero insopportabile Eustacia.
Quello che
mi è subito saltato agli occhi è certamente legato alle descrizioni che sono
forse le più vivide e belle che io abbia letto negli ultimi mesi. Il primo
capitolo, di una decina scarsa di pagine, è tutto descrittivo: Hardy racconta
la sua brughiera con luci e ombre, fa davvero parlare il silenzio di quelle
terre desolate con le sue parole. Sinceramente le parti troppo descrittive di
solito mi annoiano e mi spingono ad andare avanti velocemente, ma in questo
caso le ho trovate davvero romantiche e poetiche e me le sono gustate con
calma.
Ovviamente,
essendo un romanzo scritto nell'ottocento nell’epoca vittoriana, lo stile è
retorico e spesso ampolloso soprattutto nei dialoghi, ma non mi è risultato
difficoltoso proseguire la lettura che anzi è stata scorrevole e abbastanza
veloce per essere un classico. Sarà stato forse il periodo di maggiore libertà
mentale che sto vivendo, ma le descrizioni che solitamente reputo pesanti, lo
stile ricco che avrebbe rallentato la lettura, questa vola non mi è dispiaciuto
per nulla.
I personaggi
sono però un'altra storia perché Eustacia, che è praticamente la protagonista, mi
è risultata subito antipatica, mentre gli altri tre, che sono quasi solo dei
personaggi di sfondo, hanno avuto una maggiore presa sulla mia immaginazione.
Fondamentalmente "ritorno alla brughiera" è la storia di due coppie
che attraversano numerose peripezie, quasi tutte riconducibili ai desideri di
Eustacia la quale, sempre inquieta e insoddisfatta, tenta di dare una svolta
alla sua esistenza senza fare i conti con le conseguenza. Questa giovane e
bella ragazza, anche poco modesta, vive la vita solitaria della brughiera come
una prigioniera immersa nel silenzio assordante di questi luoghi con pochi
conoscenti che non reputa alla sua altezza di donna raffinata e acculturata.
Questo è il fulcro che fa muovere tutta la narrazione poiché il desiderio più
profondo di Eustacia è quello di andare a vivere in città e, l'unico modo in
cui può ottenere tutto questo è sposando un uomo che possa mantenerla tra vizi
e vita mondana, un marito che possa esaudire i suoi capricci e valorizzare le
sue capacità (inesistenti ai miei occhi). Ma le cose non vanno come si aspetta e
quindi, dopo una serie di azioni sconsiderate ed errori di giudizio, distrugge
la sua e le vite degli altri personaggi.
Il finale mi
è decisamente piaciuto, nonostante la tragicità, perché era del tutto
inaspettato e chiude la storia totalmente.
Insomma il
romanzo mi è piaciuto complici le splendide descrizioni della brughiera e della
vita di campagna e il finale a sorpresa .
Assegno
quindi tre stelline e mezzo.
Lya
mi è piaciuto tanto questo classico!!! *________*
RispondiEliminase avessi tempo, lo rileggerei!!
Io voglio provare a legger Jude l'oscuro o tess dei urbervilles.. mi attira molto come autore ^^
Elimina