Titolo: Il valzer degli alberi e del cielo
Autore:Jean-Michel Guenassia
Pagine: 280
Prezzo: 16,90 euro
Editore: Salani
Trama
«Sono Marguerite van Gogh. La signora Marguerite van Gogh. La moglie di Vincent. Sono vecchia e stanca, sto per andarmene, ma non rimpiangerò questa terra. Ritroverò Vincent e staremo insieme per sempre».
Nella torrida estate del 1890, a Auvers-sur-Oise, un uomo si presenta a casa del dottor Gachet: dall’aspetto, Marguerite, figlia del medico, lo scambia per uno dei tanti braccianti agricoli che lavorano nella zona. L’uomo è Vincent van Gogh, e per Marguerite, che ama dipingere ma si dibatte tra l’insoddisfazione di non riuscire a creare nulla di apprezzabile e una condizione di figlia predestinata a un matrimonio borghese, egli assume, giorno dopo giorno, le fattezze del maestro, del genio, dell’amore. Guardandolo dipingere, la giovane vede ora i paesaggi in cui è cresciuta – le case dai tetti di paglia, le acque del fiume, i fiori, gli alberi, il cielo – con nuovi occhi: la potenza della vera arte si dispiega davanti a lei, mentre la relazione con Vincent si fa sempre più stretta, più pericolosa e infine fatale. Mettendo insieme, come nel Club degli incorreggibili ottimisti,potenza del racconto e verità documentaria, e consegnandoci pagine di vera poesia quando assistiamo insieme a Marguerite alla nascita dei capolavori di van Gogh, Guenassia fa rivivere l’epoca d’oro degli impressionisti e getta una nuova luce sulla tragica fine dell’artista e sui misteri che circondano alcune delle sue opere; e lo fa come sempre da un’angolatura originale, tratteggiando ancora una volta un’indimenticabile figura femminile.
Essendo Van Gogh uno dei miei pittori
preferiti e, visto che avrei voluto leggere qualcosa che lo
coinvolgesse da parecchio tempo, quando ho individuato questa
bellissima cover, ho capito che il romanzo doveva essere mio.
Il libro racconta la storia degli
ultimi mesi di vita del pittore di origine olandese che, dopo un
ennesimo crollo emotivo, si reca in una remota località francese per
poter riprendersi e continuare a dipingere. In questo luogo incontra
un medico piuttosto egocentrico, avaro e fintamente interessato alla
sua arte e sua figlia, un'amante dei pittori dell'epoca che desidera
imparare a dipingere. Questo incontro porterà Van Gogh verso la sua
precoce morte.
Inizio subito dicendo che il
protagonista del libro non è Vincent ma Marguerite Gachet, figlia
del medico di Auvers-sur-Oise che prende in cura il pittore quando si trasferisce in quella
silenziosa e semplice cittadina. La ragazza è, da una parte annoiata
dalla vita che spetta quasi per obbligo alle donne, dall'altra
desiderosa di ampliare le proprie prospettive di vita imparando a
migliorarsi, imparando a dipingere. Lei sa che ci sono delle donne
pittrici e, non desiderando sposarsi, vorrebbe diventare anch'essa
un'artista parigina. Ma questo sogno è di difficile realizzazione:
il padre ha già deciso per il suo futuro e si aspetta che lei
obbedisca ciecamente oltre che lei è solo brava nel copiare ed
immedesimarsi nel lavoro altrui ma non riesce a trovare una sua
originalità e identità di artista. La scintilla che poi porta alla
ribellione alla volontà paterna arriva insieme a uno sporco e magro
pittore che si presenta alla porta di casa: Vincent Van Gogh.
L'arrivo del celebre ma non ancora
apprezzato artista in città, cambia lentamente la mentalità della
protagonista che si approccia a lui: Marguerite si modella per essere
apprezzata da quest'uomo mentre Vincent, animato solo dalla passione
per la sua pittura, vede la ragazza come qualcuno di passeggero, non
davvero importante nella sua vita. Questa disparità è evidenziata
proprio dagli atteggiamenti dei due personaggi che si muovono nel
paesino francese, tra una casa, una pensione e i campi sterminati
esprimendo il proprio io interiore senza però riuscire mai a capirsi
totalmente. Ammetto senza remoere che Marguerite non mi ha convinta
del tutto perché ha un carattere duale: è a tratti una ragazzina
che sogna insistentemente un mondo per lei evidentemente
irraggiungibile, d'altra è determinata e testarda e s'impegna
caparbiamente a fare del suo meglio. Insomma, da una parte è
insopportabile dall'altra molto apprezzabile ma senza essere davvero
equilibrata.
Vincent viene raccontato come un uomo
solitario, innamorato solo della sua arte e alla ricerca di un modo
per sfondare e iniziare a vendere i suoi quadri. Non c'è nulla che
riguardi la sua pazzia, solo qualche tratto un po' più particolare
del suo carattere impulsivo. Ci sono rimasta un po' maluccio perché,
conoscendo la sua difficile storia di malattia mentale, mi aspettavo
qualche episodio esplicativo ma, alla fine del libro, mi sono resa
conto di aver apprezzato la scelta dell'autore. Mostrare un Vincent
piuttosto sano che desidera solo vivere la sua pittura e nutrirsi di
essa, mette in mostra il suo animo di artista completamente assorbito
da ciò che vuole raccontare con quello che dipinge senza cadere nel
banale. Le viene visto come un dio della pittura, un mostro sacro non
ancora capito ma che ha tanto da dire e da dare e Marguerite vede
tutto questo. Il finale è davvero inaspettato e mi è piaciuto
moltissimo, è ciò che mi ha fatto rivalutare il romanzo nel suo
insieme portandomi ad apprezzarlo.
Ho deciso di assegnare 4 stelline al
libro.
Lya
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