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29 novembre 2018

RECENSIONE: Il valzer degli alberi e del cielo di Jean-Michel Guenassia

Buona lettura!

Titolo: Il valzer degli alberi e del cielo
Autore:Jean-Michel Guenassia
Pagine: 280
Prezzo: 16,90 euro
Editore: Salani

Trama
«Sono Marguerite van Gogh. La signora Marguerite van Gogh. La moglie di Vincent. Sono vecchia e stanca, sto per andarmene, ma non rimpiangerò questa terra. Ritroverò Vincent e staremo insieme per sempre».
Nella torrida estate del 1890, a Auvers-sur-Oise, un uomo si presenta a casa del dottor Gachet: dall’aspetto, Marguerite, figlia del medico, lo scambia per uno dei tanti braccianti agricoli che lavorano nella zona. L’uomo è Vincent van Gogh, e per Marguerite, che ama dipingere ma si dibatte tra l’insoddisfazione di non riuscire a creare nulla di apprezzabile e una condizione di figlia predestinata a un matrimonio borghese, egli assume, giorno dopo giorno, le fattezze del maestro, del genio, dell’amore. Guardandolo dipingere, la giovane vede ora i paesaggi in cui è cresciuta – le case dai tetti di paglia, le acque del fiume, i fiori, gli alberi, il cielo – con nuovi occhi: la potenza della vera arte si dispiega davanti a lei, mentre la relazione con Vincent si fa sempre più stretta, più pericolosa e infine fatale. Mettendo insieme, come nel Club degli incorreggibili ottimisti,potenza del racconto e verità documentaria, e consegnandoci pagine di vera poesia quando assistiamo insieme a Marguerite alla nascita dei capolavori di van Gogh, Guenassia fa rivivere l’epoca d’oro degli impressionisti e getta una nuova luce sulla tragica fine dell’artista e sui misteri che circondano alcune delle sue opere; e lo fa come sempre da un’angolatura originale, tratteggiando ancora una volta un’indimenticabile figura femminile.

Essendo Van Gogh uno dei miei pittori preferiti e, visto che avrei voluto leggere qualcosa che lo coinvolgesse da parecchio tempo, quando ho individuato questa bellissima cover, ho capito che il romanzo doveva essere mio.

Il libro racconta la storia degli ultimi mesi di vita del pittore di origine olandese che, dopo un ennesimo crollo emotivo, si reca in una remota località francese per poter riprendersi e continuare a dipingere. In questo luogo incontra un medico piuttosto egocentrico, avaro e fintamente interessato alla sua arte e sua figlia, un'amante dei pittori dell'epoca che desidera imparare a dipingere. Questo incontro porterà Van Gogh verso la sua precoce morte.

Inizio subito dicendo che il protagonista del libro non è Vincent ma Marguerite Gachet, figlia del medico di Auvers-sur-Oise che prende in cura il pittore quando si trasferisce in quella silenziosa e semplice cittadina. La ragazza è, da una parte annoiata dalla vita che spetta quasi per obbligo alle donne, dall'altra desiderosa di ampliare le proprie prospettive di vita imparando a migliorarsi, imparando a dipingere. Lei sa che ci sono delle donne pittrici e, non desiderando sposarsi, vorrebbe diventare anch'essa un'artista parigina. Ma questo sogno è di difficile realizzazione: il padre ha già deciso per il suo futuro e si aspetta che lei obbedisca ciecamente oltre che lei è solo brava nel copiare ed immedesimarsi nel lavoro altrui ma non riesce a trovare una sua originalità e identità di artista. La scintilla che poi porta alla ribellione alla volontà paterna arriva insieme a uno sporco e magro pittore che si presenta alla porta di casa: Vincent Van Gogh.
L'arrivo del celebre ma non ancora apprezzato artista in città, cambia lentamente la mentalità della protagonista che si approccia a lui: Marguerite si modella per essere apprezzata da quest'uomo mentre Vincent, animato solo dalla passione per la sua pittura, vede la ragazza come qualcuno di passeggero, non davvero importante nella sua vita. Questa disparità è evidenziata proprio dagli atteggiamenti dei due personaggi che si muovono nel paesino francese, tra una casa, una pensione e i campi sterminati esprimendo il proprio io interiore senza però riuscire mai a capirsi totalmente. Ammetto senza remoere che Marguerite non mi ha convinta del tutto perché ha un carattere duale: è a tratti una ragazzina che sogna insistentemente un mondo per lei evidentemente irraggiungibile, d'altra è determinata e testarda e s'impegna caparbiamente a fare del suo meglio. Insomma, da una parte è insopportabile dall'altra molto apprezzabile ma senza essere davvero equilibrata.
Vincent viene raccontato come un uomo solitario, innamorato solo della sua arte e alla ricerca di un modo per sfondare e iniziare a vendere i suoi quadri. Non c'è nulla che riguardi la sua pazzia, solo qualche tratto un po' più particolare del suo carattere impulsivo. Ci sono rimasta un po' maluccio perché, conoscendo la sua difficile storia di malattia mentale, mi aspettavo qualche episodio esplicativo ma, alla fine del libro, mi sono resa conto di aver apprezzato la scelta dell'autore. Mostrare un Vincent piuttosto sano che desidera solo vivere la sua pittura e nutrirsi di essa, mette in mostra il suo animo di artista completamente assorbito da ciò che vuole raccontare con quello che dipinge senza cadere nel banale. Le viene visto come un dio della pittura, un mostro sacro non ancora capito ma che ha tanto da dire e da dare e Marguerite vede tutto questo. Il finale è davvero inaspettato e mi è piaciuto moltissimo, è ciò che mi ha fatto rivalutare il romanzo nel suo insieme portandomi ad apprezzarlo.
Ho deciso di assegnare 4 stelline al libro.

Lya

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