in queste settimane ho recuperato della antiche recensioni che, pian piano, voglio proporvi. ^^
Titolo:L'invenzione delle ali
Autore:Sue Monk Kidd
Pagine:393
Prezzo: 20 euro
Editore:Mondadori
Trama
Charleston, South Carolina, 1803. Quando per il suo undicesimo compleanno Sarah Grimké riceve in regalo dalla madre una schiava della sua stessa età di nome Hetty, cerca inutilmente di rifiutare quello che le regole vigenti impongono. Hetty anela alla libertà, soffoca tra le mura domestiche della ricca e privilegiata famiglia Grimké, vorrebbe fuggire lontano e Sarah promette di aiutarla. Come Hetty, anche lei è in qualche modo prigioniera di convenzioni e pregiudizi: in quanto donna non le viene permesso di realizzare il suo più grande desiderio, quello di diventare una giurista come il padre e i fratelli. Sarah sogna un mondo migliore, libero dalla schiavitù, che lei considera come un terribile abominio, e instaura con Hetty un rapporto speciale, insegnandole di nascosto a leggere e a scrivere nell'intento di aiutarla a emanciparsi. Seguiamo così il rapporto difficile ma speciale tra una ricca ragazza bianca e la sua schiava nera e le loro vicende umane nel corso di trentacinque anni, cui si aggiungono quelle della giovane sorella di Sarah, Nina, con la quale lei si batterà a favore dei diritti civili delle donne, dei più deboli e degli emarginati e contro la discriminazione razziale. In questo romanzo che celebra il potere dell'amicizia e della solidarietà al femminile, Sue Monk Kidd evoca il mondo di contrasti scioccanti del profondo Sud, ispirandosi alla storia vera di due pioniere del femminismo americano.
“L’invenzione delle ali” è il dodicesimo e ultimo romanzo della mia sfida del comodino del 2016 ma che ho in wish list dal 2015. Finalmente, dopo più di un anno e mezzo, grazie alla sfida, l’ho letto e sono qui a parlarvene.
Sarah, nel giorno del suo undicesimo compleanno, riceve come regalo una schiava nera, la piccola Hetty. Da quel giorno le strade delle due bambine, poi ragazze e poi donne, sono strettamente legate anche se molto diverse a causa del loro status sociale. Sarah, discendente da un’importante famiglia del sud dell’America, è disgustata dallo schiavismo e dal modo in qui i servitori vengono trattati in casa sua e fuori e tenta per tutta la sua vita di riparare ai torti subiti dagli schiavi. Hetty, detta anche Monella, è una ragazzina vispa e curiosa che nata schiava, tenta di cambiare la sua esistenza e quella dei suoi compagni in una città ostile e conservatrice.
Questo è un romanzo doppio, ci sono due punti di vista alternati che sono completamente diversi ma accomunati dalla situazione vissuta, direttamente e indirettamente.
Sarah e Hetty sono padrona e schiava ma la prima non vuole possedere un essere umano, la seconda vuole essere padrona di se stessa. Le loro vite camminano parallele durante l’infanzia e la prima giovinezza ma poi la situazione cambia portando Sarah a diventare una combattente per i diritti degli schiavi e Hetty una ribelle e fuggitiva. Durante tutto il romanzo si alternano i punti di vista delle due protagoniste raccontando una situazione drammatica e crudele: Sarah la osserva da lontano, Hetty la vive sulla sua pelle. Gli avvenimenti segnano entrambe le donne tanto da portarle su strade che non avrebbero mai pensato di seguire.
Devo dire che ero più che sicura che questo romanzo mi sarebbe piaciuto perché contiene tutto ciò che io apprezzo in un libro: la collocazione storica interessante, dei punti vista femminili e delle situazioni difficili da vivere. Tutte queste componenti sono presenti nella storia ma non mi hanno convinta pienamente. La narrazione e il suo svolgimento sono molto belli, i personaggi sono ben descritti e interessanti ma le voci delle due protagoniste non le ho sentite abbastanza forti. Sarah è una ragazza che dietro la timidezza nasconde risoluzione e decisione mentre Hetty, dentro i suoi dolci occhi castani, cela un animo ribelle e focoso. Queste caratteristiche emergono pian piano ma non abbastanza perché entrambe, pur dialogando con il lettore, non riescono ad essere incisive e a coinvolgerlo. Insomma, non mi hanno reso partecipe delle sventure raccontate; ho avuto la sensazione costante di essere al margine della storie e non dentro. Ovviamente questa è una mia impressione anche se devo ammettere di essermi aspettata più “passione” da questo romanzo perché tratta un argomento forte e controverso. Quindi, nonostante la storia sia davvero bella (il finale mi è piaciuto!), nonostante abbia un’interessante collocazione storica e dei personaggi ben costruiti, ho deciso di assegnare tre stelline e mezzo. C’è troppa rassegnazione in questo romanzo!
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