Titolo: La figlia del boia
Autore: Oliver Pötzsch
Traduzione: Alessandra Petrelli
Pagine: 436
Prezzo: 9,00 euro
Editore: Beat
Trama
Baviera, 1659. Il destino di Martha Stechlin, levatrice di Schongau, sembra segnato. Messa nelle mani del boia del paese perché le sia estorta formale confessione, attende di essere spedita al rogo per il barbaro omicidio di due bambini. Jakob Kuisl, il boia di Schongau, un gigante alto quasi due metri, la barba nera e spinosa, le lunghe dita ricurve simili ad artigli, non crede però alla sua colpevolezza. E con lui non credono che la dolce Martha sia una strega anche sua figlia Magdalena, un’attraente ragazza dalle labbra carnose, e Simon Fronwieser, il figlio del medico cittadino, un giovane ben visto tra il gentil sesso di Schongau. I tre indagano per cercare di ribaltare una sentenza che sospettano sia stata scritta solo per convenienza politica e, soprattutto, per nascondere una verità inconfessabile. Attraverso un’impeccabile ricostruzione storica della società tedesca del Seicento,
La figlia del boia conduce il lettore in un’epoca di superstizioni e follie collettive e delinea una stupefacente figura propria di quel mondo: il boia, un uomo temuto e, ad un tempo, un esperto erborista e un illuminato.
Trama
Baviera, 1659. Il destino di Martha Stechlin, levatrice di Schongau, sembra segnato. Messa nelle mani del boia del paese perché le sia estorta formale confessione, attende di essere spedita al rogo per il barbaro omicidio di due bambini. Jakob Kuisl, il boia di Schongau, un gigante alto quasi due metri, la barba nera e spinosa, le lunghe dita ricurve simili ad artigli, non crede però alla sua colpevolezza. E con lui non credono che la dolce Martha sia una strega anche sua figlia Magdalena, un’attraente ragazza dalle labbra carnose, e Simon Fronwieser, il figlio del medico cittadino, un giovane ben visto tra il gentil sesso di Schongau. I tre indagano per cercare di ribaltare una sentenza che sospettano sia stata scritta solo per convenienza politica e, soprattutto, per nascondere una verità inconfessabile. Attraverso un’impeccabile ricostruzione storica della società tedesca del Seicento,
La figlia del boia conduce il lettore in un’epoca di superstizioni e follie collettive e delinea una stupefacente figura propria di quel mondo: il boia, un uomo temuto e, ad un tempo, un esperto erborista e un illuminato.
“La figlia del boia e il monaco nero” è il secondo libro che
vede come protagonisti il boia di una cittadina tedesca, Kuisl, e sua figlia
Magdalena alle prese con un efferato omicidio. Visto che mi sono divertita
abbastanza nella lettura del precedente libro QUI la recensione, ho deciso di
continuare con la lettura del secondo libro.
Simon, il figlio del medico di Schongau, viene chiamato da
una cittadina vicina per verificare un decesso: il parroco sembra morto dopo
un’intensa mangiata. Però, un particolare, insospettisce il medico che comprende
che il prete non è morto per cause naturali ma è stato avvelenato. Per cercare
il colpevole di questa morte, Simon di rivolge a Kuisl, il temibile boia del paese, e insieme scopriranno
numerose cose legate al passato del territorio, ai templari e a un famoso tesoro andato
perduto.
Come il primo libro, anche questo mi è piaciuto anche se
l’ho trovato lento in alcune parti.
Se ne “La figlia del boia” i personaggi erano stati
presentati e abbozzati, qui vengono descritti e analizzati maggiormente. Simon
si rivela essere un farfallone abbastanza superficiale che è attratto solo
dalle apparenze e dal livello sociale delle donne. Infatti, per tutto il
romanzo lui indaga con la bella e intraprendente sorella del pastore morto per
riuscire a risolvere degli enigmi e arrivare sia al tesoro dei templari, sia
all’assassino. Insomma, Simon in questo giro ha perso un po’ di punti perché si
è rivelato essere davvero attento solo alle cose meno importanti nella vita e,
anche se prende abbastanza batoste, mi è risultato abbastanza antipatico.
Kuisl, il boia del paese, in questo libro, prende una strada parallela nelle
indagini e si muove in solitudine. Come sempre è un personaggio pragmatico e
dal passato losco, ha delle conoscenze piuttosto vaste della vita ma anche
della cultura. Lui, neanche a dirlo, è il personaggio carismatico che ha
calamitato la mia lettura: i suoi sentimenti ambivalenti nei confronti del suo
lavoro, la sua arguzia e la sua decisione, lo rendono un ottimo protagonista e
un fantastico detective. Riesce ad arrivare dove altri non possono e
quindi, con il suo intuito e la sua conoscenza, vede molto più lontano dei suoi bigotti compaesani.
Per le due protagoniste femminili ho un paio di cosette da
dire. Magdalena è abbastanza insopportabile e testarda anche se, questa volta, l’ho
trovata meno infantile e più decisa. La ragazza è innamorata di Simon e
reagisce piuttosto male, a ragione, quando il suo amato calamita le sue
attenzioni su una nuova arrivata, Bendikta. Quest’ultima è la sorella della
vittima iniziale che arriva con la scusa di sistemare le cose del defunto fratello, ma rimane per le
indagini manipolando e spingendo Simon a darle tutte le risposte. Il fatto che
sia manipolatrice e che cerchi qualcosa è abbastanza chiaro sin dall'inizio ma il medico ci casca con tutte le scarpe e
si fida di lei. Avete capito che questa donna non mi è piaciuta molto? Come
personaggio è fantastico, ma come “persona” molto meno.
La storia è ben congeniata e costruita, il finale è
coinvolgente e intrigante, le situazioni che sono narrate tra gelosie, templari
e sette nascoste, le ho trovate davvero interessanti…insomma il libro mi è
piaciuto e assegno quattro stelline in attesa di leggere le prossime avventure dei protagonisti.
Lya
Punto questo autore da un po', ma continuo a rimandare... Magari, prima o poi, arriverà anche il suo turno! Complimenti per la recensione, è davvero molto carina!
RispondiEliminaGrazie! Mi stanno piacendo le avventure del boia tedesco, credo che continuerò con la lettura delle altre sue avventure :)
Elimina