Titolo: La Svastica sul sole
Autore: Philip K. Dick (trad. M. Nati) Prezzo: 16 € Pagine: 304
Editore: Fanucci
Trama
Le forze
dell’Asse hanno vinto la seconda guerra mondiale e l’America è divisa in
due parti, l’una asservita al Reich, l’altra ai Giapponesi. Sul resto
del mondo incombe una realtà da incubo: il credo della superiorità
razziale ariana è dilagato a tal punto da togliere ogni volontà o
possibilità di riscatto. L’Africa è ridotta a un deserto, vittima di una
soluzione radicale di sterminio, mentre in Europa l’Italia ha preso le
briciole e i nazisti dalle loro rampe di lancio si preparano a inviare
razzi su Marte e bombe atomiche sul Giappone. Sulla costa occidentale
degli Stati Uniti, i Giapponesi sono ossessionati dagli oggetti del
folklore e della cultura americana, e tutto sembra ruotare intorno a due
libri: il millenario I Ching, l’oracolo della saggezza cinese, e il
best-seller del momento, vietato in tutti i paesi del Reich, un testo
secondo il quale l’Asse sarebbe stato in realtà sconfitto dagli Alleati.
La svastica sul sole racconta la
Storia e le sue possibilità, la realtà e le riscritture, lo scontro
culturale tra Oriente e Occidente, l’invasione della spiritualità nella
vita quotidiana, il dramma morale di chi deve sopravvivere in un regime
di sottomissione. Scritto nel 1961, è uno dei capolavori di Philip K.
Dick, vincitore nel 1963 del Premio Hugo.
Era da un po’ di tempo che volevo provare a leggere qualcosa
di davvero diverso rispetto ai miei standard e, uno dei pochi generi che non ho
quasi toccato è quello della fantascienza. Mi è capitato tra le mani sono “Guida
galattica per autostoppisti”, che non mi ha entusiasmata, ma ero curiosa
riguardo le opere di Asimov e di Philip Dick. Quindi, eccomi a parlarvi delle
mie impressioni su uno dei romanzi di quest’ultimo autore americano.
Nel romanzo tutto ruota intoro alla vittoria della seconda
guerra mondiale della Germania e del Giappone. I tedeschi controllano l’Europa
e buona parte dell’Asia e stanno iniziando a colonizzare la luna, venere e
marte, mentre i giapponesi sono al comando dell’America. La città dove si muovono
i personaggi è San Francisco e qui, vengono narrate tutti gli avvenimenti post
bellici a opera dei due popoli vincitori.
Questa è una recensione piuttosto difficile da scrivere
perché “La svastica sul sole” è un libro di fantascienza con molti elementi di
storia e di filosofia e credo di non averlo capito fino in fondo. Insomma, non
è il solito romanzo scorrevole e leggero con degli adolescenti come
protagonisti, anzi, la politica immaginaria dei Reich e del Giappone è davvero onnipresente.
Sicuramente non è un romanzo dinamico, al contrario è piuttosto statico e lento
nel suo svolgimento e questo mi ha dato n po’ di problemi poiché ho trovato la
lettura un po’ difficoltosa. Nonostante questo l’ho terminato in quattro giorni
perché volevo sapere dove l’autore volesse andare a parare ma sto ancora
riflettendo per cercare di comprenderlo.
I personaggi che si muovono in questo mondo, forse non così
completamente diverso dal nostro, sono davvero tanti: c’è il venditore di
oggetti americani e i collezionisti/clienti giapponesi che acquistano queste
opere di un mondo ormai andato, c’è un operaio che ha insultato il suo capo ed
è stato licenziato e che decide di fare affari da solo, un misterioso uomo
d’affari ricercato dalla polizia tedesca, una donna mentalmente instabile. Pur
essendoci molti personaggi la storia è comunque piuttosto statica e il punto
focale rimane la situazione storica vissuta da questi protagonisti. I tedeschi
hanno sterminato tutti gli ebrei e, i pochi sopravvissuti, hanno cambiato nome
e fattezze, hanno iniziato a colonizzare lo spazio, hanno sterminato la “razza negra”(come
scritto nel libro) e hanno sviluppato una tecnologia medica superiore. Insomma,
i tedeschi sono a capo del mondo e tengono in pugno tutto e tutti, giapponesi
compresi che comunque mantengono un atteggiamento più pacato e meno da
conquistatori, rimanendo comunque i padroni delle loro terre.
Il romanzo è ricco di contenuti filosofici e politici espressi
attraverso i pensieri dei personaggi i quali, vivendo in un mondo con molte
disparità sociali e civili, esprimono se stessi attraverso queste riflessioni
che risultano veritiere anche nel nostro mondo reale. Ho ritrovato i concetti
di superuomo, di divinità, di bellezza, di onore e rispetto della vita. È un
libro piuttosto impegnativo e denso di messaggi che presentano al lettore una realtà storica alternativa piuttosto efficace, la possibilità del cambiamento e del ribaltamento di ogni situazione. Un "gioco" storico/romanzato davvero interessante!
Una particolarità che mi ha colpita molto è la presenza di
un libro, all’interno della storia, che racconta ai protagonisti come sarebbe
stato il mondo se Stati Uniti e Inghilterra avessero vinto la guerra. Cioè c’è
la reale versione della storia inserita all’interno della loro: un vero e
proprio straniamento nello straniamento.
Assegno tre stelline e mezzo al romanzo perché se da una
parte ho trovato la storia un po’ lenta e “vuota”, dall’altra ho trovato il
romanzo piuttosto affascinante e decisamente originale tanto da segnarmi alcune parti (cosa che faccio davvero raramente!).
Lya
Bellissima recensione! Di Dick ho letto solo "Ubik" per ora... questo, per quanto inquietante, m'ispira moltissimo! Un bacione :)
RispondiEliminawww.animadellestorie.blogspot.it
Grazie! In effetti io pensavo fosse più inquietante.. invece sembra tutto molto "normale" per i protagonisti!
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