dopo secoli, eccomi con la rubrica dedicata ai classici! Oggi vi parlerò delle mie impressioni riguardo un classico della letteratura italiana del '900: il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Titolo: Il Gattopardo
Autore: Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Pagine:221
Prezzo: 8 euro
Editore: La biblioteca di Repubblica
Trama
Rimasto per alcuni anni a giacere nei cassetti di vari editori, Il Gattopardo vide la luce soltanto nel 1958, più di un anno dopo la morte del suo autore. E divenne immediatamente un "classico", conoscendo un successo di pubblico senza precedenti e suscitando vibranti polemiche, certo più ideologiche che letterarie. La complessa figura del principe Fabrizio di Salina, protagonista assoluto del romanzo, è infatti - come quella di tutti i grandi personaggi - profondamente ambigua: colto, ironico, autoritario, animato da un disprezzo tutto intellettuale per il genere umano, egli incarna consapevolmente i tratti di una civiltà, quella dell'antica aristocrazia siciliana, ormai al tramonto sotto i colpi della storia. All'indomani dell'Unità d'Italia, egli accoglie i profondi sconvolgimenti da essa provocati con lo smagato scetticismo di chi è convinto che la Sicilia, e il mondo, non cambieranno mai. Al massimo, potranno cambiare, ma in peggio, i detentori del potere: al dominio immobile degli aristocratici, succederà quello attivo, imprenditoriale e spietato della nuova borghesia isolana, avida e incolta, ben rappresentata dall'arricchito Calogero Sedara, che Fabrizio detesta profondamente, e che proprio per questo proporrà come Senatore del Regno all'inviato del re d'Italia. E la bellissima Angelica, figlia di Calogero, andrà in sposa al bel Tancredi, squattrinato nipote di Fabrizio, rimpinguando con le sue cospicue sostanze quelle ormai esauste della casata nobiliare.
Ho da eoni questo libro in libreria ma l’ho sempre snobbato
perché avevo visto il film e non mi era mai interessato particolarmente. Grazie
alla sfida delle categorie e della tbr ho iniziato a cercare qualche libro
della letteratura italiana del 900, periodo che conosco solo attraverso gli
studi ma non con la lettura diretta delle opere. Ho osservato la mia libreria e
“Il gattopardo” era lì che mi chiamava.
La famosissima storia, ambientata nella Sicilia di fino
ottocento, racconta da una parte della rapida decadenza dell’aristocrazia
italiana alla vigilia della nascita della Repubblica, dall’altra l’amore, non
privo d’interessi, di Tancredi, nipote del Principe dei Salina, nei confronti
della ricca borghese Angelica.
A primo impatto il libro mi è sembrato noioso e poco
interessante ma solo dopo essere arrivata a buon punto mi sono resa conto che
desideravo sapere come l’autore terminava il racconto. Per questo motivo,
seppur con debita calma, ho terminato questa lettura senza pentirmene.
Sicuramente ho trovato il romanzo lento e davvero molto
descrittivo in quanto tutto è descritto nei minimi dettagli, dal mobilio delle
dimore all’abbigliamento dei personaggi.
Mi ha colpita moltissimo l’apertura del romanzo dove l’autore ha
esordito con una splendida descrizione di casa Salina e, attraverso la gli
occhi degli affreschi mitologici presenti alle pareti, ha dato l’imput per
descrivere questa nobile famiglia. Insieme a queste particolarissime
descrizioni, ci sono anche molte riflessioni del Principe Fabrizio che ragiona
insieme al lettore di politica, di caccia e persino di economia. Il
protagonista sembra tessere un continuo discorso con chi lo sta leggendo, pur
parlando con se stesso e senza ricadere nel banale anzi, con la sua sensualità
e la sua fine ironia si rivela essere un personaggio complesso e sfaccettato.
L’autore ha voluto dividere il romanzo in più scene e se
alcune sono molto belle, come quella famosissima del ballo o la conclusione,
altre sono piuttosto noiose come quella della caccia. Ovviamente devo dedicare
una piccola parentesi alla storia d’amore tra Tancredi e Angelica. Il ragazzo,
un po’ scapestrato, è il nipote preferito del Principe e, guardando al futuro,
decide di diventare un sostenitore della nascente Repubblica italiana
mettendosi prima al servizio di Garibaldi e poi della dinastia sabauda. Questa
lungimiranza è molto apprezzata da Fabrizio insieme, dopo alcuni ragionamenti
economici, anche alla scelta di sposare Angelica. Questa bellissima fanciulla è
la figlia di un piccolo borghese in ascesa e discende da alcuni personaggi
davvero singolari di Donnafugata. Insomma, non è proprio un buon partito per un
nobile come Tancredi ma grazie alla sua ricchezza e alla sua avvenenza Angelica
conquista tutti e diventa il vero simbolo dell’evoluzione della società nella
famiglia Salina, più della Repubblica. In generale, quindi, l’amore tra i due è
una scusa per dimostrare il cambiamento in atto con la borghesia che soppianta,
sia economicamente che politicamente, gli aristocratici, questi ultimi così
abituati a far nulla, se non dedicarsi a passatempi personali, da comportarsi
con passività e guardando dall’alto ciò che accade. Tutto questo contro
l’ottica del lavoro borghese e il dinamismo dimostrato da questa classe sociale
emergente alla ricerca di maggiori diritti e riconoscimenti. Insomma, la storia
d’Italia c’è ma fa da sfondo alle riflessioni del Principe Salina perché per
lui questi avvenimenti non sono così fondamentale quanto le conseguenze: egli
comprende come l’indolenza dell’aristocrazie terriera siciliana sia ormai sul
viale del tramonto.
Il finale del libro è davvero molto sferzante poiché
descrive la situazione, quasi fuori dal mondo, di alcune delle figlie del
Principe che 50 anni dopo gli avvenimenti sono ancora ancorate alle vecchie e
superate tradizioni aristocratiche.
Nell’insieme il libro non ha uno svolgimento particolarmente
evidente ma racconta la storia di un’età di snodo facendone un quadro piuttosto
obiettivo seppur di parte.
“Il gattopardo” è l’affresco di un epoca per noi
lontanissima con la presenza di variegate tematiche raccontate senza peli sulla
lingua poiché il principe si dimostra passionale, lunatico o ironico a seconda
dei momenti.
Assegno quattro stelline al romanzo ripromettendomi di
leggere qualcos’altro del panorama novecentesco italiano.
Credo che sia arrivato il momento di rivedermi il film!
Lya
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