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01 luglio 2015

RECENSIONE: La fortezza di Jennifer Egan

Buona lettura!

Titolo: La fortezza
Autore: Jennifer Egan
Pagine: 320
Prezzo: 18 euro
Editore: Minimum fax

Trama


Danny, 35 anni, newyorkese d’adozione, drogato di internet e di public relations ma senza un impiego degno di tal nome, si ritrova, grazie a un invito inaspettato, in un castello medievale dell’Europa Centrale, che suo cugino Howard ha comprato e vuole ristrutturare per farne un resort di lusso dedicato al silenzio e alla meditazione: l’invito ha forse a che fare con il traumatico passato che lega i due? Il senso di spaesamento e minaccia che Danny prova è frutto di paranoia o il castello, fra i suoi intricati corridoi e i bizzarri personaggi che lo abitano, nasconde davvero un mistero? E ancora: chi è il narratore che sta scrivendo questa storia, perché è detenuto in un carcere di massima sicurezza, quale rapporto ha con i due cugini? Un classico romanzo «gotico», nelle mani geniali di Jennifer Egan, diventa un affascinante gioco letterario e una riflessione sul reale e il virtuale nella società contemporanea; ma al tempo stesso, fra atmosfere da ghost story e sorprendenti colpi di scena, non smette di tenere il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina.




Ok, sarò anche superficiale, ma ho scelto di leggere questo libro per la copertina la quale, seppur piuttosto semplice, mi ha dato l’idea di avere tra le mani un romanzo gotico “serio”. Nel corso del 2015 mi sono ripromessa di scoprire nuovi romanzi, lasciare spazio a nuovi generi e a nuove (per me) case editrici. Con questa lettura ho inaugurato la scoperta della “minumum fax”.

I protagonisti della storia sono due: un uomo in carcere che scrive una storia gotica e misteriosa per il corso di scrittura creativa e il ragazzo che è il frutto della sua penna. Due personaggi così lontani ma che nascondono un lato oscuro che verrà rivelato durante il corso del romanzo.
Danny, senza un lavoro fisso e una prospettiva per il futuro, dopo aver avuto problemi nella città di New York, scappa dall’affollata metropoli per rifugiarsi in Europa in un castello diroccato il cui proprietario è suo cugino che vuole trasformarlo in albergo. In questo luogo accadono molte cose che porteranno Danny a rivedere la sua vita on occhi diversi.

Il primissimo punto di forza della storia, anche se un po’ disorientante, è questa narrazione che intreccia realtà e scrittura creativa. Questa situazione non è intuibile immediatamente perché il libro si apre presentando Danny e non il suo inventore e autore chiuso in carcere; solo dopo parecchie pagine s’inizia a intravedere questo intreccio complesso e, a tratti confuso. Dopo aver fatto l’abitudine al passaggio di punti di vista, ci s’immerge nel libro con curiosità e interesse perché entrambi i protagonisti hanno qualcosa da raccontare e molte altre cose da nascondere. Indubbiamente la storia che ha più spazio è quella dai risvolti gotici di Danny: un fallito che si sente tale, che si nasconde in questo solitario castello del cugino con cui non ha rapporti da anni e che in questi luoghi, incontra molti fantasmi del suo passato. Dall’altra parte c’è invece il detenuto che frequenta un corso di scrittura e che vive in un ambiente brutale e pericoloso. C’è quindi una storia gotica da una parte e una realistica dall’altra che, quasi parallelamente, narrano le vicende di uomini artefici del loro destino.
Insieme a questa tipologia di narrazione così particolare, un altro punto di forza che ho riscontrato è relativo alle ambientazioni e alle descrizioni associate. L’autrice riesce a rendere efficacemente le due atmosfere: una misteriosa e surreale e un così concreta da rendere quasi impari la suddivisione. In particolare le descrizioni visive e olfattive del castello sono davvero molto inquietanti.
Un tema molto presente, soprattutto nella prima metà del libro, è quello della connessione e della rete che sembra essere una vera e propria malattia del mondo contemporaneo. Danny è ossessionato dal suo cellulare, da internet e dai social network: vuole essere connesso agli altri, anche se questi altri, come ammette lui stesso, non sono suoi amici. Ha la necessità quasi fisica di essere in mezzo ad altre persone, seppur solo virtualmente, e la solitudine e il silenzio del castello lo disorientano moltissimo.
Unico tasto dolente è relativo alla parte centrale del libro che ho trovato troppo lento e ripetitivo per alcuni versi, infatti ho fatto fatica ad andare avanti, ma sono stata davvero contenta di averlo terminato perché i finali sono davvero notevoli!

Assegno tre stelline e mezzo al romanzo.

Lya


 

2 commenti:

  1. Non conoscevo questo libro ma sembra interessante... mi spiace che la parte centrale sia lenta, ma mi hai incuriosita :)

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