Eccomi con la recensione di Fuse, secondo libro della serie "Pure"di Julianna Baggot. Questa serie è stata interrotta in Italia e io l'ho proseguita e terminata in inglese.
Titolo: Fuse
Autore: Julianna Baggot
Pagine: 480
Editore: Grand Central Publishing
Trama
Prosegue l'avventura nel mondo distrutto dalle Detonazioni dove si muovono Pressia, Partridge, El Capitan e Brandwell: quattro ragazzi con diverse storie alle spalle che desiderano solo poter vivere in un mondo tranquillo e sicuro per tutto, Puri e non.
QUI trovate la mia recensione del primo e QUI il link di riferimento a goodreads dove troverete la versione lunga della trama.
Ci ho messo 10, dico 10 giorni, per leggere questo secondo
libro della trilogia di Julianna Baggott: ho fatto una faticaccia! Il problema
non è stato tanto la lingua utilizzata (l’ho letto in inglese perché in Italia
non è stato pubblicato) quanto proprio alla lentezza della storia.
Pressia, El Capitan, Partridge e Branwell hanno fatto
scoperte sconvolgenti che riguardano la Sfera, i miglioramenti fisici
artificiali utilizzati e le diverse famiglie di appartenenza. In Fuse s’inizia
a formare l’idea di missione: sanno che non hanno possibilità di competere con
la tecnologia della Sfera ma non vogliono arrendersi. Devono trovare il loro
asso nella manica per poter vivere in pace senza la divisione e le ingiustizie
degli ultimi nove anni, per poter ridare vita alla terra del post-Detonazioni.
Insomma, come avrete già capito non sono molto entusiasta di
questo seguito e il bello è che non so precisamente il motivo di questo. Ho
letto questo secondo volume facendo davvero molta fatica: non scorreva, non mi
appassionava, non mi coinvolgeva. Al contrario del primo, che non mi ha fatta
impazzire, ma che ho trovato davvero originale e piuttosto inquietante con la
narrazione delle detonazioni e delle mutazioni più assurde dei diversi
personaggi, il secondo volume è lento e, pur succedendo parecchie cose, non ha
acceso il mio interesse. In particolare la parte centrale di stallo è davvero
ripetitiva: sarà che sono abituata a romanzi la cui evoluzione diventa sempre
più convulsa per arrivare alla conclusione, ma anche il primo non era
particolarmente veloce. Forse ho sbagliato a leggerli quasi uno dietro l’altro,
forse non ero nel mood giusto, fatto sta che sono rimasta un po’ così. Alla
conclusione del libro non mi sono fatta moltissime domande (come mi capita
sempre), come se non mi interessasse sapere come va a finire tutta la storia.
Ovviamente leggerò il terzo libro, perché comunque qualcosa della narrazione mi
è piaciuta, ma credo che aspetterò un po’.
Mi redo conto di aver sproloquiato delle mie sensazioni,
quindi vi parlo un po’ della trama e dei personaggi.
Pressia, l’unica ragazza protagonista della storia (Lydia è
un personaggio secondario ai miei occhi), in questo secondo libro risulta
sempre meno sicura di se stessa, sempre più dipendente dagli altri e sempre meno
intraprendente. Insomma, è diventata un po’ banalotta mentre nel primo libro
era piuttosto interessante proprio perché non rientrava nei soliti cliché degli
young adult fantasy. Partridge, al contrario, ha iniziato ad avere maggiore
consapevolezza di sé, anche se non capisco perché il fatto di essere il figlio
non amato del capo della Sfera, debba avere tanta centralità e importanza. C’è
qualcosa che non va nella sua “ascesa”: capisco la manipolazione a cui è
sottoposto che viene bruscamente spezzata quando scappa dalla Sfera, capisco
parzialmente le motivazioni dell’evasione, ma non mi spiego perché un ragazzino
che non ha mai fatto nulla di particolare nella sua vita, sia destinato da
molto tempo a diventare qualcosa di più del semplice figlio del capo. Non si è
guadagnato nulla, è esattamente come tutti gli altri, tranne che per il fatto
che è informato di ciò che accade fuori dalla Sfera. Non ha doti particolari o
inclinazioni, non ha manifestato nessun interesse per la leadership… insomma,
mentre Pressia si rende conto che i suoi desideri sono egoistici e che fa
quello che fa soprattutto per uno scopo personale, Partridge va avanti senza un
vero scopo e senza capire cosa sta realmente accadendo e perché agisce. È un
“eroe” decisamente poco eroe e poco comprensibile. Non ci sono le basi per
renderlo un protagonista carismatico e vero.
Il personaggio che più mi è piaciuto è El capitan.. non vi
dico di più per evitare spoiler ma è quello che ho sentito più reale di tutti.
Per quanto riguarda la trama l’ho apprezzata per tutta la
prima parte e parzialmente per il finale: credo che la divisione per punti di
vista abbia penalizzato e rallentato l’intero svolgimento della storia perché
ci sono personaggi più interessanti e personaggi quasi inutili (vedi Lydia). La
parte centrale è molto lenta perché non ci sono grandi scoperte o eventi:
sembra piuttosto superflua e riassumibile.
Avrete capito che sono piuttosto confusa riguardo questo
libro quindi assegno tre stelline (sarebbero più due e mezzo ma c’è qualcosa
che mi dice di concludere la serie) e mi rimetto per la decisione finale dopo
la lettura del terzo e ultimo volume: “Burn”.
Lya
Sto per finire il primo libro in italiano, sai perché hanno interrotto la serie in Italia?
RispondiEliminaCredo perché non ha venduto abbastanza...roba di marketing :(
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