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15 febbraio 2015

RECENSIONE: Venivamo tutte per mare di Julie Otsuka

Buona lettura!

Titolo:Venivamo tutte per mare
Autore:Julie Otsuka
Pagine: 142
Prezzo: 13 euro
Editore: Bollati Boringhieri

Trama
"Da anni" ha dichiarato Julie Otsuka, "volevo raccontare la storia delle migliaia di giovani donne giapponesi - le cosiddette "spose in fotografia" che giunsero in America all'inizio del Novecento. Mi ero imbattuta in tantissime storie interessanti durante la mia ricerca e volevo raccontarle tutte. Capii che non mi occorreva una protagonista. Avrei raccontato la storia dal punto di vita di un "noi" corale, di un intero gruppo di giovani spose". Una voce forte, corale e ipnotica racconta dunque la vita straordinaria di queste donne, partite dal Giappone per andare in sposa agli immigrati giapponesi in America, a cominciare da quel primo, arduo viaggio collettivo attraverso l'oceano. È su quella nave affollata che le giovani, ignare e piene di speranza, si scambiano le fotografie dei mariti sconosciuti, immaginano insieme il futuro incerto in una terra straniera. A quei giorni pieni di trepidazione, seguirà l'arrivo a San Francisco, la prima notte di nozze, il lavoro sfibrante, la lotta per imparare una nuova lingua e capire una nuova cultura, l'esperienza del parto e della maternità, il devastante arrivo della guerra, con l'attacco di Pearl Harbour e la decisione di Franklin D. Roosevelt di considerare i cittadini americani di origine giapponese come potenziali nemici. Fin dalle prime righe, la voce collettiva inventata dall'autrice attira il lettore dentro un vortice di storie fatte di speranza, rimpianto, nostalgia, paura, dolore, fatica, orrore, incertezza, senza mai dargli tregua. 



Dopo tanta titubanza ho deciso di leggere " Venivano tutte dal mare" perché cercavo un libro breve ma con contenuti seri e appassionanti. Prima di iniziarlo però ho letto diverse recensioni negative on-line e i miei dubbi sono decisamente aumentati. Sorpresa delle sorprese il libro mi è piaciuto molto perché l'ho trovato originale e molto realistico.

"Venivano tutte per mare" è un libro che non ha una protagonista unica ed è proprio questa la sua caratteristica più originale e interessante: è un romanzo corale. Come gli antichi drammi greci che ho tanto amato e studiato alla scuola superiore, questo libro lascia spazio alla voce di molteplici donne giapponesi che all'inizio del novecento hanno deciso di lasciare le proprie terre, le proprie  famiglie e la povertà per cercare fortuna oltreoceano. Grazie a degli scambi epistolari con uomini americani, le famiglie di queste giovani ragazze sono riuscite a concordare dei matrimoni di convenienza con giapponesi che abitano in America.
Il libro fondamentalmente diviso in fasi di vita di queste donne: la partenza, l'arrivo, il lavoro, i figli e la guerra.
Le prime pagine del romanzo raccontano con frasi brevi appartenenti a voci diverse, le speranze per un futuro migliore lontano dalla povertà, per un marito buono e giusto, esprimono la nostalgia per la propria famiglia e la precedente vita, ma soprattutto serpeggia la paura dell'ignoto. Ci sono ragazze molto giovani e donne che hanno già avuto un marito, tutte però guardano al futuro con occhi splendenti e pieni di speranza.
La seconda parte è quella dell'arrivo e del matrimonio dove il sempre in modo corale le diverse ragazze raccontano la conoscenza, il matrimonio e la consumazione di esso con questi uomini sconosciuti. La maggior parte di esse è stata però ingannata poiché pensavano di sposare degli imprenditori, degli artigiani, degli uomini importanti, invece hanno dovuto sposare per condividere il resto della loro vita con dei semplici braccianti agricoli. Hanno lasciato la loro famiglia che coltivava la terra e sono giunte in America per fare la stessa identica cosa. Tra chi subisce violenze, chi prova affetto per il primo marito, chi scappa, chi muore di stenti o chi si suicida, il coro di donne si trova a vivere una terribile vita di fatica e dolori.
La terza e la quarta parte raccontano l'evoluzione della matrimonio con l'arrivo dei figli e la difficoltà del lavoro che sono costretti a fare. Nonostante questo trovano la forza per andare avanti e si rassegnano a finire i propri giorni in questo modo.
L'ultima parte è quella più terribile perché dopo l'attacco dei giapponesi a Pearl Harbor, gli americani vedono in quegli occhi a mandorla il nemico. Tra maltrattamenti e reclusioni forzate queste donne continuano a vivere per i loro figli.
Il libro generalmente mi è piaciuto per due motivi: il primo è relativo alla storia che è realmente accaduta, il secondo è per l'originalità dello stile adottato.
La forza del libro sta prettamente nella seconda motivazione anche se molti non sono riusciti ad apprezzare questo romanzo corale proprio a causa dello stile adottato. Dal mio punto di vista però l'assenza di una protagonista e la focalizzazione sulla vita di queste donne giapponesi è molto efficace ed incisiva. Tante storie così simili così diverse vengono raccontate e mescolate continuamente e l'utilizzo della frase breve e di diverse ripetizioni ha reso la lettura da una parte complessa, d'altra parte interessante. La mia attenzione era sempre e costantemente alta perché desideravo seguire l'evoluzione delle diverse storie non avendo un unico punto di riferimento. La mia fantasia ha creato un gruppo di giovani vestite in modo semplice senza un vero visto e con un'unica voce. Tutto questo, insieme alla forza delle storie narrate, ha reso la lettura molto interessante.

Assegno quindi al libro quattro stelline consigliandone la lettura se cercate un romanzo diverso ma efficace.

Lya
 

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