Titolo: Non buttiamoci giù
Autore: Nick Hornby
Pagine: 308
Prezzo: 12euro
Editore: Guanda
Trama
è la notte di Capodanno quando, in cima a un palazzo di Londra, quattro sconosciuti si incontrano per caso: non hanno niente in comune se non la ferma intenzione di buttarsi giù, ognuno per i suoi buoni motivi. Per Martin si tratta di reputazione distrutta; per Maureen di una vita impossibile con un figlio disabile; per Jess di disperazione adolescenziale; per JJ di fallimento professionale e sentimentale. Ma l'incontro in quell'ultimo istante è destinato a cambiare, anche solo di un pò le loro vite: e dopo vivaci e paradossali discussioni, i quattro aspiranti suicidi scendono per le scale, uniti da una complicità nuova e imprevedibile... E le loro avventure cominciano, alla ricerca di nuovi motivi per continuare a vivere, anche quando farlo sembrava impossibile...
"Non
buttiamoci giù" è il secondo libro di Hornby che mi capita tra le mani. Ho
letto tempo fa "Tutti mi danno del bastardo" e dopo, rimettendo in
ordine le mie librerie, ho riesumato "Non buttiamoci giù", libro che
non sapevo neanche di avere.
In generale
sono rimasta colpita dalla capacità di mimesi di questo autore e, nonostante
abbia trovato la parte centrale lenta, ho apprezzato il libro e la sua sottile
ironia.
La
notte di capodanno quattro persone, due uomini e due donne, s'incontrano sul tetto
della Casa dei Suicidi di Londra, tutti con l'intenzione di porre fine alle
loro vite. Il lettore incontra un ex famoso della tv che è stato beccato a
tradire la moglie con una quindicenne, una donna con un figlio grande in stato
vegetativo dalla nascita, una ragazza mentalmente instabile e un cantante
americano fallito. Tutti in quella fatidica notte vogliono uccidersi ma si
bloccano a vicenda rimandando la cosa...
Attirata
dal titolo e dal suo doppio senso, ho deciso di voler cambiare un po' genere e
mi sono calata nella lettura di questo romanzo davvero molto particolare. Il
titolo è già un buon punto di partenza per capire il libro: "non
buttiamoci giù" può essere sia relativo all'umore sia relativo a ciò che
accade fisicamente nelle prime pagine del romanzo.
La
storia esordisce con la presentazione dei quattro protagonisti che s'incontrano
sul tetto di questa casa londinese intenzionati a buttarsi giù, concludendo, in
questo modo, le loro vite così diverse. Questo incontro/scontro porta gli
aspiranti suicidi a riflettere attentamente sull'azione che desideravano
compiere e, dopo un iniziale diffidenza, iniziano a frequentarsi di tanto in
tanto cercando di "sistemare" le loro vite.
Insomma, dall'inizio alla fine del romanzo
siamo al limite del paradossale: la storia, i personaggi le situazioni vissute
sono tutte componenti che hanno sempre quel qualcosa d'ironico e reale, pur
essendo così strane. Leggendo le prime pagine del libro sono rimasta davvero
spiazzata da parecchie cose e, solo dopo essermi abituata a questa situazione
assurda, ho iniziato a divertirmi e a riflettere su ciò che l'autore voleva
comunicare.
I
diversi personaggi hanno problemi vari: dal presentatore tv prima in auge e ora
completamente distrutto alla madre repressa di un figlio in stato vegetativo
dalla nascita, da un ragazzo i cui sogni di gloria sono sfumati nel tempo alla
ragazzina con problemi familiari. Insomma, c'è una vasta varietà di problemi
che vengono raccontati in modo semiserio. Ho trovato questa modalità di
narrazione particolarmente incisiva perché la mezza risata strappata al lettore
nasconde una verità difficile da affrontare e risolvere. In primis il tema del
suicidio viene affrontato di petto, togliendo ogni "aura": è solo un
salto nel vuoto che potrebbe mettere fine alle vite dei protagonisti, nulla di
più e nulla di meno. Non ci sono risvolti religiosi, spirituali o altro, in
questo libro il suicidio, tema davvero difficile da raccontare, viene visto da
un'ottica particolare con dei tocchi di humour quasi nero che, paradossalmente,
servono a rendere reale la situazione.
Ritornando
un attimo ai personaggio, prima di concludere con la recensione, vorrei parlare
della loro caratterizzazione, infatti, insieme ai loro problemi, l'autore
sviluppa un lessico personalizzato. Ognuno di loro si esprime in modo diverso
enfatizzando determinati aspetti del carattere andando ad incidere notevolmente
anche sulla storia che viene vissuta maggiormente dal lettore. Ogni voce è
facilmente distinguibile e crea una sorta di cameratismo trai quattro
personaggi e noi che leggiamo. O almeno
questa la sensazione che mi ha dato.
Insomma, il libro mi ha colpito e incuriosito
parecchio anche se la parte centrale un po' troppo lenta ha rovinato l'effetto
generico. Assegno quindi tre stelline al romanzo e lo consiglio ai lettori
onnivori che desiderano leggere qualcosa di davvero particolare.
Lya
Concordo in toto con la tua recensione! Però io come aspetto negativo di questo libro, che trovo assolutamente originale, oltre alla lentezza della parte centrale che rischia di annoiare un po', ho trovato snervante il continuo cambio di pov. Basilarmente è una mia idiosincrasia, ma ci sono dei libri in cui non mi dà assolutamente fastidio qui invece ciò che stilisticamente costituisce un pregio, ovvero saper caratterizzare così bene un personaggio da saperlo anche interpretare a livello lessicale, per me diventa un difetto perchè mi strappa violentemente ogni volta dal filmato onirico che mi si forma in testa ogni volta che leggo un libro. Nonostante ciò, trovo l'idea e il titolo geniali e apprezzo molto Hornby come scrittore. :)
RispondiEliminaQualche volta irrita pure me il continuo cambio di punto di vista (a volte mi succede leggendo Le cronache del ghiaccio e del fuoco!) ma, se i personaggi sono fatti bene, aiuta a calarsi meglio nella loro psiche^^
EliminaIo ho letto questo libro qualche anno fa e non mi aveva fatto impazzire :/
RispondiEliminaPer me, il punto forte del romanzo è la sua originalità... è un libro diverso dagli altri che mi sono capitati tra le mani ^^ Cosa non ti era piaciuto?
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