Buona domenica lettori!
Ecco una nuova recensione!
Titolo: Le ceneri di Ovidio
Autore: Sacchettoni Dido
Pagine: 320
Prezzo: 14 euro
Edtore:Betelguese
Trama
Di Ovidio, il grande poeta di Sulmona, si sa poco o niente, salvo rapidi ed elusivi accenni che lui stesso affida ai propri versi. Si ignora, per esempio, il vero motivo per cui Ottaviano Augusto ne dispose l'espulsione da Roma e la relegazione nelle fredde regioni a nord del Ponto Eusino, e ne trascurò successivamente, con un gelido silenzio, le richieste di perdono. Ovidio finì i suoi giorni nell’ esilio di Tomi, tormentato dal sogno di un ritorno che non ci sarebbe stato. Dal buio, più o meno totale, intorno alla sua esistenza nasce questo romanzo nel quale l’autore utilizza ipotesi, congetture e finzioni avvolte in un alone di verità, avvalendosi di documentazione accurata della vita a Roma nell'epoca augustea, coi suoi intrighi di potere e la sua corruzione, così simile a quella contemporanea, con le bassezze di ricchi e cortigiani e l'insensibile rozzezza della sua numerosa plebe. La struttura del romanzo ha un doppia binario narrativo: Labano, il liberto che aveva accesso allo studio e alla vita spirituale di Ovidio, che racconta in prima persona (infine porterà le ceneri del poeta alle porte di Roma, come lui desiderava). E poi “il Narrante” oggettivo che riferisce in terza persona, utilizzato per descrivere ciò che Labano ignora e al tempo stesso gli eventi e i costumi di allora.
Mia recensione
"Le ceneri di Ovidio" è un libro che ho letto con
molto piacere e che mi ha riportato indietro di qualche anno facendomi
ricordare i miei studi classici e il mio amore per la letteratura greca e
latina che, a volte, mi mancano davvero moltissimo. Gli autori dell'antichità
avevano una concezione di vita di poesia e di arte così diversa dalla nostra da
farmi sentire una vera e propria nostalgia.
Il protagonista del romanzo è l'illustre poeta latino Ovidio
ormai sul viale del tramonto: in esilio da anni, ormai anziano e malato è
arrivato a vivere i suoi ultimi giorni di vita con tanta nostalgia per Roma e
per il suo passato da artista. Allontanato dalla città eterna da Augusto, nei
suoi ultimi giorni di convalescenza rivive sprazzi del suo passato in compagnia
di Giulia Maggiore, figlia di Augusto, si rivede giovane e pieno di ispirazioni
e pulsioni, ripensa alle sue mogli e ai figli lontani, rivive i suoi primi
giorni di esilio presso Tomi in compagnia del fedele liberto Labano.
Premetto che il libro mi è piaciuto ma credo che sia una
lettura adatta a chi ha delle conoscenze sulla letteratura e sulla storia
romana oppure è consigliato a chi ha voglia di fare ricerche in merito. Dico
questo perché ci sono parecchi passaggi fondamentali che sono incentrati sugli
avvenimenti della Roma degli anni tra il 30 a.C. e il 18 d.C. così piena di
fermento artistico e militare con Augusto al potere. Insieme ai flashback della
vita di Ovidio raccontato dal "Narratore" e da Labano, c'è la
letteratura, la vita modana con i personaggi in vista c'è la filosofia, insomma
è un libro abbastanza impegnato storicamente e spiega poco sia del periodo sia
dell'arte e ho attinto spesso ai miei ricordi degli studi classici.
Tutta la narrazione tra presente e passato è lenta, scandita
con precisione e ricca di dettagli che dipingono una Roma piena di
contraddizioni ma tanto amata da Ovidio che la rimpiange proprio per questa sua
natura ribelle e instabile. Il linguaggio utilizzato ha un sapore nostalgico
infatti è ricercato e spesso diventa arcaico con scelte lessicali ricercate e
puntuali che rendono il racconto e le descrizioni realistiche.
Cioè che mi ha colpito maggiormente è la storia d'amore con
Giulia Maggiore che viene narrata nei ricordi dell'anziano poeta in modo
davvero esplicito ma efficace nel complesso seppur con sbalzi temporali che
rendono difficile fare i collegamenti necessari. Solo alla fine tutto torna e
ci si riesce a fare un quadro completo della vita dell'artista diviso tra
amanti, amici, poesia e passione.
Insieme alla storia di Ovidio c'è anche quella del suo
fedele servo Labano e dei suoi altri servitori che vanno a diluire e a spezzare
il tutto rendendolo decisamente più vario.
Personalmente ho particolarmente apprezzato la seconda parte
del romanzo che è meno lenta e più ineresante.
Un vero peccato è la presenza di molti refusi, non
grammaticali ma ortografici, che sono disseminati in tutto il testo che mi sono
saltati agli occhi.
Assegno al romanzo tre stelline e mezzo.
Lya
Lo inserisco nella lista dei prossimi acquisti in libreria: da amante e studiosa di storia antica e letteratura, non posso proprio perdermelo! Grazie del consiglio!
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