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04 giugno 2011

Recensione: "Che cosa ti aspetti da me?" di Lorenzo Licalzi

Buongiorno. È da un po’ che non pubblico una recensione e mi è mancato. Il libro di cui vi parlerò oggi ha per me un significato importante, o meglio lo ha avuto all’epoca in cui l’ho letto. Quella che vi proporrò oggi, infatti, è una recensione scritta qualche anno fa (precisamente 6!), subito dopo la lettura.  Vi propongo questa recensione perché è un bel libro che fa capire molte cose, e volevo condividere con voi questa storia, che è un po’ anche la mia, e che dopo anni ricordo ancora con emozione.

Titolo: Che cosa ti aspetti da me?
Autore: Lorenzo Licalzi
Pagine: 194 pagine
Prezzo: 14,5€ (brossura 7,9€)
Editore: Rizzo


“Che cosa ti aspetti da me?”  È un romanzo cinico ed esilarante, ironico e commovente, capace di raccontare la realtà così com’è, in tutta la sua fragile, gloriosa e imprevedibile umanità. Come nei romanzi precedenti, Lorenzo Licalzi non rinuncia a uno humor spesso feroce e a una nuova capacità di scavare nei sentimenti e nella condizione umana, regalandoci personaggi che resteranno a lungo nella mente e nel cuore dei lettori.

 

Recensione
Che cosa ti aspetti da me?”narra la storia del professor Tommaso Perez, fisico nucleare in pensione, costretto da un ictus alla sedia a rotelle e al soggiorno forzato in una casa di riposo. Nella parte iniziale del libro le vicende sono narrate in prima persona dal professore che con distacco, e certe volte con malinconia, racconta il trascorrere lento e inesorabile delle giornata, alternando momenti di autocommiserazione a momenti, a fasi di momentanea tranquillità accanto ad Elena, altra ospite della casa di riposo. Ma nei momenti di pausa Perez non riesce a dimenticare la vita precedente l’ictus. Una vita costellata di brevi gioie e terribili tragedie, a partire dalla scomparsa prematura del figlio David, travolto da un auto pirata a soli 4 anni, sino alla morte per cancro dell’amata moglie Karen, una morte preannunciata, ma che ha comunque lasciato un grande vuoto nell’esistenza del professore. Un vuoto che solo Elena, col suo amore semplice, ha tentato di colmare.
La seconda parte del romanzo è invece narrata , sempre in prima persona, da Stefano, un giovane fisioterapista che grazie alla schiettezza e all’allegria, è riuscito a conquistare la fiducia dello scorbutico professore.
Come già detto, il libro è ambientato in una casa di riposo privata. Nella descrizione l’autore non manca di fornire dettagli riguardanti la situazione degli anziani all’interno dell’ospizio. Inoltre, anche se in modo velato e indiretto, muove critiche ai figli degli ospiti che, stanchi di occuparsi dei propri genitori, per lo più non più autosufficienti, li rinchiudono all’interno di queste case, nascondendosi e giustificandosi con la classica frase:  <<Anche io ho la mia vita(…)>>, dimenticandosi però la vita che gli stessi genitori hanno sacrificato per loro. Non mi era mai capitato di leggere e piangere contemporaneamente, è stata la prima volta per me. Ho pianto leggendo frasi che mi hanno coinvolto emotivamente. Mi sentivo turbata perché molte di quelle riflessioni le ho pensate anche io quando, girando nella casa di riposo dove fino a qualche settimana prima era ospite mio nonno, vedevo anziani deboli e malati, umiliati dalla loro condizione senile, assistiti da infermieri disinteressati che, incuranti dei sentimenti degli anziani, li spogliano non solo degli abiti sporchi, ma anche della loro dignità.
Il professore però lascia un messaggio di speranza a colui che legge, un messaggio di vita: basta la voglia di vivere, per continuare a farlo, anche se il tempo sembra non darti scampo. E Tommaso dimostra che si può: si può ritornare a camminare anche se sono anni che non si sta in piedi, si può nuovamente amare anche quando pensavi non sarebbe più potuto succedere, si può tornare a fare progetti anche quando nessuno sembra crederti e sostenerti, si può tornare a vivere anche quando sai che, presto o tardi, toccherà anche a te arrivare al “dunque”, ma godendo serenamente il tempo che rimane.
E un messaggio di vita lo si può cogliere ovunque: in una frase, in una poesia, in un braccio di sostegno, in un sorriso…in una carezza…
Un piccolo dettaglio che mi ha colpito è stata l’originalità della copertina: colori accesi, con una scritta corsiva argentata, luminosa, e con 2 figure che ballano, quasi a voler trasmettere solo con la copertina il messaggio di fiducia nel futuro e di speranza in una vita che riserva sempre tante sorprese!

“Che cosa ti aspetti da me?”
“Mi aspetto che tu non mi chieda che cosa mi aspetto da te.”

Isy
 

2 commenti:

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