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30 aprile 2011

SPECIALE Donne da Incubo. Intervista a Stefania Bonura

Buon sabato mattina a tutti!
Eccoci giunti al penultimo giorno del nostro speciale sulle Donne da Incubo ,come già anticipato,ospiteremo sul nostro blog l’autrice delle 101 donne più malvagie della storia, vi lascio quindi con le sua intervista!


Ciao Stefania e benvenuta sul nostro blog! vorresti presentarti alle nostre lettrici parlandoci di te, dei tuoi interessi ed hobbies?
Ciao. La prima cosa che mi viene in mente per presentarmi è che sono siciliana, anche se da anni ormai non abito più nella mia amata isola. Ci torno tuttavia spesso. Da una decina di anni abito a Roma, ma ho trascorso il periodo universitario a Firenze. Un altro elemento che mi caratterizza è il mio amore per i libri, vivo fin dall’infanzia, che mi ha portato a lavorare dopo la laurea nel campo dell’editoria. L’analisi della società contemporanea, nella sua complessità metropolitana, è uno dei miei interessi principali, ma mi sono lasciata degli spiragli di antichità, come la passione per l’antico Egitto che mi porto gelosamente dietro dalle scuole medie.

Visto che il nostro è un blog letterario ed i libri sono al centro la domanda sulla lettura è quasi d’obbligo! Oltre che scrittrice sei anche una lettrice appassionata? Quali sono i tuoi generi preferiti?
Certamente sono prima di tutto una lettrice, anche se talvolta leggo con la lente deformata del redattore a caccia di refusi, ma ancora riesco a godermi letture piacevoli. I miei gusti col tempo sono mutati. Non ho un genere preferito. Passo da David F. Wallace a Saviano con estrema facilità, così come da Naghib Mahfuz a Amelie Nothomb, o da Sciascia ad Agota Kristof, o ancora da Queneau a Tolkien. Tanti anni fa ero ossessionata da Italo Calvino, oggi la saggistica mi occupa più tempo della narrativa. In soldoni, vado in libreria, compro e leggo tutto ciò che solletica la mia curiosità.  

Passiamo subito al sodo. Ovviamente la figura di alcune donne della storia, soprattutto se dissolute e diverse dalla massa, ha sempre attirato la curiosità oltre che degli storici, anche dei lettori.
Vuoi spiegarci il motivo per cui hai scelto questo argomento, perché ti sei voluta soffermare proprio sull’aspetto malvagio delle donne?
Il lato oscuro delle cose, e delle persone, è sempre più avvincente e stimolante. La malvagità delle donne è un tema che ha fatto dibattere a lungo. C’è ancora oggi chi sostiene che le donne sanno essere più cattive dell’uomo, come dire che le donne ne sanno sempre una più del diavolo. Il punto è che prevale ancora oggi il modello della donna la cui natura le nega ogni possibilità di cattiveria e, pertanto, quando la realtà fa emergere figure che poco hanno a che vedere con quel modello appaiono a dir poco mostruose. O viceversa le donne vengono associate a una malvagità che sembra quasi la conseguenza di una condizione di debolezza, di inferiorità, che le porta a generare sciagure all’uomo. La situazione è ben diversa. Le donne non sono figure monolitiche che oscillano tra la santità e la perversione. Sono un miscuglio di tante cose. Attraverso questa lista nera io ho potuto e voluto proprio allontanarmi da questi stereotipi e complicare, piuttosto che semplificare le cose. Le brevi biografie sono state davvero un’occasione unica per tracciare profili che non spieghino, piuttosto che inquietino e restituiscano alla donna tutte le sfumature di cui è composta dalle più oscure alle più luminose.

Perché non hai deciso di soffermarti solo su due o tre figure cardine analizzandole in modo approfondito ed hai invece preferito scrivere questi brevi ritratti di ben 101 donne?

Attraverso una carrellata così ampia ho potuto maggiormente dare una visione complessa e variegata delle donne considerate malvagie dalla storia, dalla cronaca, dalla società e dall’immaginario collettivo. Da Olimpia d’Epiro, la madre di Alessandro Magno, fino alla Thatcher, nell’ambito delle “donne e potere”, corrono più di duemila anni, e nella sezione “donne e crimine”, da Locusta, l’avvelenatrice della Roma imperiale, ad Annamaria Franzoni ne corrono altrettanti: cambiano i contesti e muta anche la percezione della cattiveria delle donne, sebbene il detto “chi dice donne dice danno”, inventato nel Seicento da Pasquino per Olimpia Pamphilj Maidalchini sia ancora oggi ampiamente utilizzato. Infine, ho potuto narrare ben 101 storie, tutte affascinanti, talmente interessanti che già hanno ispirato molta letteratura. Un grande privilegio a mio avviso.

Come hai articolato la tua ricerca storica visto che sono così numerose? Come hai selezionato le fonti?
E’ stato un lavoraccio. Utilizzando molti saggi sul tema, anche raccolte enciclopediche sulla criminalità, nonché conoscenze letterarie e cinematografiche consolidate, ho potuto tracciare un primo elenco e poi da lì sono partita per approfondire le varie protagoniste attraverso monografie, ma anche testi di storia antica, cronache di varie epoche, talvolta documenti, sentenze, perizie psichiatriche, e moltissimi articoli di cronaca.

Puoi dire con tre aggettivi quali sono i punti in comune di queste 101 figure?
Ambiziose, ciniche, determinate.

Puoi dirci quali sono le tre figure femminili di cui ci hai parlato nel libro a cui ti sei affezionata maggiormente, a cui ti sei sentita più “legata” e perché?
Nella prima parte, tra le donne che hanno tramato per il potere, sicuramente ho trovato davvero stupefacente Fulvia, un personaggio dell’antica Roma, una delle mogli di Marco Antonio, prima che costui si perdesse per la regina egiziana Cleopatra. Di lei si diceva che “di femminile aveva solo il corpo” e scatenò la sua furia contro Cicerone che a lungo l’aveva dileggiata in un modo un po’ bizzarro: dopo che Ottaviano e Antonio ordinarono la sua morte, Fulvia si fece portare la testa mozzata dell’odiato oratore per potersi scagliare con degli spilli contro la sua irriverente lingua ormai violacea.
Nella seconda parte, tra le donne che si sono date al crimine, sono rimasta colpita da Vera Renczi, una cosiddetta vedova nera che esce un po’ fuori dalle statistiche e dalle categorie delle omicide. Una nobildonna rumena dei primi del Novecento che non uccideva né per lucro, né per vendetta: uccideva per gelosia. Se sospettava che il suo uomo stava guardando, o soltanto pensando a, un’altra donna non lo mandava semplicemente al diavolo, lo mandava all’altro mondo.
Nella terza parte, tra le donne tratte dalla letteratura, dal cinema e dal fumetto, quella che sento più vicina senza dubbio è Crudelia De Mon. Diciamo che ad attrarmi è quella sua aria da diva decaduta e poi quel suo gesto davvero orribile, di cui probabilmente anch’io sarei capace: quello di spegnere una sigaretta in un pasticcino…

Oltre alle 101 donne più malvagie, hai scritto anche un altro libro della collana 101 sull’antico Egitto, quale sarà il prossimo argomento?
Sto lavorando a un altro progetto ma, soprattutto per scaramanzia, preferisco non anticipare nulla…

Grazie per aver risposto alle nostre domande e ti auguriamo un grosso in bocca al lupo per il tuo futuro!



29 aprile 2011

SPECIALE: Donne da Incubo. Consigli per la lettura 03


Buon pomeriggio
Eccoci con l’ultimo CONSIGLIO PER LA LETTURA che abbiamo inserito all’interno di questo speciale dedicato interamente alla Donne da Incubo!

Titolo: Le Nebbie di Avalon
Autore: Marion Zimmer Bradley
Pagine: 660
Prezzo: € 12,00
Editore: TEA due

Trama

Vi fu un’epoca in cui le porte tra i mondi fluttuavano con le nebbie e si aprivano al volere del viaggiatore. Di là dal regno del reale si schiudevano allora luoghi arcani, territori favolosi dove le più ammalianti creature parlavano lingue oggi sconosciute; dove nessuna cosa era identica a se stessa, ma poteva mutarsi a ogni istante in un’altra. Con l’andar del tempo, però, passare da una parte all’altra si fece sempre più difficile. Allora, come oggi, furono le donne a fare da mediatrici. Morgana, Igraine e Viviana conoscevano il modo per far schiudere le nebbie e penetrare nel magico regno di Avalon: come questo fosse, quali misteri racchiudesse, in che modo le Dame del Lago potessero influire sulle vite degli ardimentosi eroi della Tavola Rotonda è l’argomento di questo romanzo seducente, magico a propria volta. Riusciremo anche noi, alla fine, a scoprire il varco che tuttora conduce da un regno all’altro? Sì, se dei tanti segreti che la voce di Morgana ci svela attraverso le pagine di questo libro, terremo a mente il primo, il più semplice e tuttavia più grande: che siamo noi, con il nostro pensiero, a creare giorno per giorno il mondo che ci circonda.

Perché leggerlo?
Questo è uno dei romanzi che ho amato di piú qualche anno fa, all’inizio non mi convinceva, pensavo fossero le solite cose su Artú, Morgana e Merlino ma poi mi sono dovuta ricredere perché è splendido. È una lettura davvero molto completa, c’è l’avventura, il mistero, l’amore familiare e passionale, odio, vendette davvero tutto insomma. È un libro che mi sento di consigliare a tutti davvero, quindi se non lo avete letto e cercate una bella storia che vi coinvolga e vi tenga legati al libro, bè Le Nebbie di Avalon fa per voi!

Se vi capita guardate anche il film molto fedele dedicato a questo libro!

Lya

SPECIALE: Donne da Incubo 04. FATA MORGANA

Buongiorno a tutti
Spero vivamente che stiate apprezzando questa vera e propria carrellata di ritratti di donne per lo piú lontane nel tempo che abbiamo scelto per voi!

 Per oggi, nella categoria delle donne leggendarie, abbiamo scelto di proporvi  ciò che ci dice Stefania Bonura della Fata Morgana.
Conosciuta da tutti come donna malefica che complotta contro suo fratello Artú che al contrario è puro e onesto, ha però un risvolto molto particolare, e tutti coloro che hanno letto Le Nebbie di Avalon, sanno di cosa sto parlando.

NUM 83. LE NEBBIE DI AVALON. LA FATA MORGANA.

Il ciclo arturiano  nasce nelle corti de Eleonora d’Aquitania, dove si celebravano i cavalieri e l’amor cortese.
Chi non conosce re Artù e i cavalieri della tavola rotonda? Ebbene in questi poemi cavallereschi si attingeva molto alla mitologia celtica e alcune fate e dee vennero inserite nei racconti.
Una di queste è la fata Morgana.
È molto interessante vedere l’evoluzione di questa divinità che finisce per trasformarsi pian piano in una strega malefica, causa della morte del nobile Artù.

Tutto ebbe inizio nell’isola di Avalon, immersa nelle acque di un lago sacro, ammantata di nebbie, “le porte fluttuanti”per accedere dal mondo terreno a quello magico. Al di là delle nebbie c’è un regno fantastico dominato da una fata, la fata del lago. Il suo nome è Viviana  e grazie a lei verrà forgiata la famosa Excalibur, la spada della roccia che fará di Artù un sovrano. Tra Viviana e Artù si interpone , quasi come un medium tra un mondo e l’altro, mago Merlino. È lui che educa Artù, strappandolo dalle braccia della madre, lady Igraine, che lo concepì con Uther Pendragon, re di Britannia, grazie a un sortilegio di Merlino, il quale attribuì al re le sembianze di Gorlois di Cornovaglia, marito legittimo della dama. Una volta partorito dalla donna, il druido se lo portò via con sé per presentarlo al mondo più tardi, quando sarebbe arrivato il momento opportuno.
 Ma Igraine aveva già un’altra figlia: si chiamava Morgana.
Questo personaggio mortale, seppure dotato di conoscenze magiche, è molto lontano dalla dea  madre della mitologia. In effetti “Morgen” appare per la prima volta in Vita Merlini, di Gofferdo di Monmouyh, uno scrittore gallese del XII secolo. Il personaggio attinge da divinità celtiche come  Morrighan, Macha e Modron. Il poeta reinterpretò tutte queste leggende nordiche in chiave cristiana trasformando i suoi protagonisti secondo l’ideale cavalleresco del tempo. Tuttavia, in quest’opera, la terza della sua trilogia dedicata a Merlino, Morgana è ancora una fata, una delle 9 divinità  che regnano su  Avalon. Piú tardi, come abbiamo visto, sará la sorellastra di Artú .
Nell’opera di Chretien de Troyes, piú tardi Morgana viene descritta come una sorta di guaritrice, le sue conoscenze magiche vengono utilizzate a fin di bene, per curare cioè Merlino nell’isola sacra di Avalon. I successivi racconti che si incastrano gli uni negli altri, allungando ulteriormente la saga, la collocano giá in una dimensione di malvagità..
È probabile che man mano che il personaggio si stacca dalla leggenda originale viene sempre piú assorbito nella cultura cristiana che, come si sa, le streghe le bruciava. Infatti Morgana viene spesso confusa con Viviana, la dama del lago, per il semplice fatto che si pone in conflitto con Merlino, o meglio perfidamente lo incastra seducendolo e ammaliandolo per carpigli tutti i suoi segreti. Il mago è innamoratissimo di questa fata e si lascia vincere da una passione che piú tardi lo rovinerà.
Mentre Artú cresce e diventa re grazie al sostegno di Merlino, Morgana viene educata ad Avalon proprio dalla fata cattiva.

Un bellissimo ritratto di Morgana viene fatto da Marion Zimmer Bradley, in Le Nebbie di Avalon.
È l’opposto di Ginevra, la virtuosa e nobile mogle di Artú. Se ella è bionda , Morgana è bruna. Se la prima è schizzinosa, l’altra affonda le mani nel sangue. Se la regina cristiana riesce ad amare solo platonicamente Lancillotto, la fata finisce per concepire in un rito orgiastico, in cui ha un rapporto incestuoso col fratellastro Artú, una sorta di anticristo o antiartú , il figlio Mordred.
È evidente che le scrittrice voglia distaccarsi dalla tradizione cavalleresca e ritornare in qualche modo alle origini, quando la magia non veniva perseguitata, quando soltanto le nebbie appunto separavano i due mondi. Il fatto è che il ciclo arturiano  a un certo punto trasforma Morgana, in origine dea madre, in una strega cattiva. Attira con l’inganno a sé il fratellastro, prende addirittura le sembianze di Ginevra per poterlo sedurre, altrimenti il nobile sovrano non si sarebbe mai dato ad un rapporto prima di tutto adulterino, e anche “contro natura”. Infine genera il mostro, Mordered. Questo personaggio racchiude in se la frustrazione della madre rinnegata da Artú , in quanto simbolo del demonio, e quella del figlio illegittimo, anch’egli rinnegato dal padre. La sua cattiveria si scatena.
Morgane e il figlio diventano gli implacabili nemici di re Artú e dei suoi cavalieri. La prima inventa diavolerie per mettere Lancillotto e Artú uno contro l’altro, insinuando, come le vecchie megere che mettono zizzania , la relazione tra il prode cavaliere e la bella regina. Il secondo che induce Ginevra all’adulterio seguendo i disegni della madre, finisce invece per battersi con Artú e ferirlo mortalmente. E mentre il sovrano viene seppellito ad Avalon, Mordered prende il suo posto, come un vero usurpatore.

“Ai miei tempi sono stata chiamata in molti modi: sorella, amante, sacerdotessa, maga, regina “dice Morgana nel romanzo della Zimmer Bradley “ora in verità, sono una maga e forse verrá un giorno in cui queste cose dovranno essere conosciute”.

a oggi pomeriggio con i consigli di lettura!
Lya

28 aprile 2011

SPECIALE: Donne da Incubo. Consigli per la lettura 02

Eccoci anche oggi a proporvi un romanzo relativo al personaggi di cui vi abbiamo parlato questa mattina. Quindi vi lascio con i CONSIGLI PER LA LETTURA!

Titolo: La contessa Nera
Autore: Johns Rebecca
Pagine: 323
Prezzo: € 18,60
Editore: Garzanti

Trama
Ungheria, 1611. L'alba illumina l'imponente castello di Csejthe. Nella torre più alta, una donna completamente vestita di nero è sveglia da ore. Murata viva in una stanza fino alla morte: così ha decretato il conte palatino. Ma la contessa Erzsébet Bàthory non ha nessuna intenzione di accettare supinamente il destino che le viene imposto. Non l'ha mai fatto nella sua vita….

Perché leggerlo?
La contessa di Bathory è una delle piú interessanti figure femminili nel panorama del crimine quindi è davvero interessante rivivere con gli occhi della protagonista la sua vita, giustificandone le azioni e cercando di capire le motivazioni che la spinsero a diventare una donna leggendaria.
Vi proporrò la mia recensione di questo libro domenica, in conclusione di questo speciale.

Ecco il Booktrailer

 ecco invece il trailer di un film dedicato alla contessa che mi é piaciuto molto

SPECIALE: Donne da Incubo 03 ELISABETTA BÁTHORY

Salve a tutti
Oggi per il nostro speciale dedicato alle Donne da Incubo(QUI l’Introduzione), vi presenteremo il ritratto di una contessa ungherese che seminò il panico tra le giovani vergini della zona. Sto infatti parlando di Elisabetta Báthory efferata assassina che si inserisce nel secondo gruppo delle donne piú malvagie della storia, le criminali.
Ci tengo a dire che la prima immagine che vi proporrò è tratta dal libro e la trovo davvero molto bella( certe volte ho il gusto del macabro) e rappresentativa.


NUM 34. UN BAGNO DI SANGUE. ELISABETTA BÁTHORY.

Battere, ustionare, trafiggere, recidere, azzannare, congelare. Sono questi i verbi piú usati quando si pronuncia in nome di Elisabetta Báthory. E quando si parla di Cachtice, la dimora principale della contessa, in piena campagna ungherese, non si può fare a meno di sentire gli incessanti rintocchi delle campane a morto, quelle delle esequie di centinaia di ragazze, perché da quel maniero difficilmente si usciva se non in bara o, peggio, di notte per una sepoltura rimediata.
La tenuta di Cachtuce, che contava, oltre a un maniero e a un castello, anche gli abitati circostanti, era una donazione di nozze del marito, il conte Ferenc Nadasdy, alla moglie Elisabetta Bàthory [..].
La residenza della nobile famiglia Nadasdy era, invece, Sárvár, il ‘castello di fango, una fortezza nota agli intellettuali dell’epoca perché da qui si diffondevano nel Regno austroungarico le nuove idee protestanti. Siamo, infatti, parlando della prima metà del 500, quando cioè in Europa si propagavano i venti della Rforma. Un periodo turbolento, a dire il vero, forse tra i più penosi dell’era moderna, in cui la morte batteva ogni giorno alla porta a causa di epidemie, persecuzioni religiose, e incursioni nemiche, principalmente turche, sui confini.
[..] Elisabetta Bàthory  venne spedita nel 1570 all’età di 10 anni, com’era d’uso, per prepararsi all’imminente matrimonio con l conte Ferenc.

La storia, la leggenda di Elisabetta, la ‘contessa sanguinaria”, inizia qui, esattamente cinque anni dopo, nel 1575, con una cerimonia nunziale. C’è infatti chi sostiene che fu proprio l’influenza del marito, il bey nero, un eroe nazionale un pó cruento, che amava giocare con le teste mozzate dei suoi nemici, a renderla spietata. In realtà Elisabetta, condusse la sua vita coniugale lontana di Ferenc che era continuamente sul fronte a combattere contro i turchi. Per niente scoraggiata, sebbene fosse lontana da tutti i suoi affetti, prese fin dall’inizio ad amministrare le immense proprietà di famiglia, che si estendevano da ovest ad est.

Nel 1604 Ferenc, a causa di una malattia, la lascia definitivamente sola: una vedova con tre figli, Anna, Kata e Pal, ma non una “vedova Bànffy”, ovvero la classica donna indifesa dell’epoca. Ë lei stessa che pone questa differenza in una lettera a un confinante, che aveva erroneamente creduto di potersi approfittare della sua condizione.  [..] “troverete in me un uomo!” .
 Lei non è come le altre, e del resto giá da un pó strane voci circolano su di lei.
A distanza di 4 anni da questa lettera, nel dicembre del 1610, un gruppo di soldati e di nobili capeggiati da G. Thurzó, conte palatino d’Ungheria, irrompe nel maniero di Cachtuce per arrestare la contessa.
La vedova è accusata di aver seviziato e ucciso un gran numero di fanciulle, e non solo serve delle gleba, sulla qual cosa si sarebbe potuto sorvolare, ma anche alcune figlie della piccola nobiltà.

Chi è dunque Elisabetta Bàthory?  Una vittima come tante donne soffocate alla prevaricazione maschile o una carnefice?

Le superstizioni locali e le credenze che arrivano dalla vicina Transilvania, a cui era legato un ramo della famiglia Bàthory, hanno condizionato il giudizio dei posteri che si sono cimentati nella ricostruzione della vicenda.
In verità sul caso Bàthory  ancora si dibatte, e misteriose appaiono le sue attività quanto le segrete dei suoi castelli, ma una cosa è certa: la sua autorità e la sua lucidità erano tali che nulla nele sue corti avrebbe potuto compiersi senza che lei ne fosse quanto meno a conoscenza.

Ma cosa successe esattamente?
Le innumerevoli testimonianze raccolte nei verbali di Thurzó ci forniscono nei  dettagli un panorama fosco.
I primi a essere ascoltati furono i suoi piú fidati servitori, ovvero alcune vecchie e un factotum . Questi furono immediatamente accusati e giustiziati per aver aiutato la signora a realizzare i suoi orribili propositi e aver praticato a loro volta violenza sulle vittime.
D. Szentes, chiamata Dorkó , procurava le ragazze dai paesi vicini, Ilona Jó aiutava la prima a recuperare fanciulle ma partecipava anche alle torture, Kata B. perlopiù seppelliva le vittime, Anna Darvulia infliggeva alle malcapitate ogni genere di supplizio, da sola o con la sua padrona, che a quanto pare, proprio da lei aveva appreso i migliori sistemi  per tormentarle fino alla morte. Quanto alle sevizie  praticate l’ elenco è lungo.  Venivano picchiate fino a che il sangue non cominciava a schizzare  sulle pareti e sugli abiti. I corpi poi venivano martoriati con tenaglie, forbici, ferri o monete arroventate. Alcune venivano lasciate a congelare all’esterno dopo essere state ripetutamente bagnate. Altre venivano infilzate. [..]
Quando si cerca di dare un senso alle azioni di questa donna si finisce inevitabilmente per scivolare nella leggenda. [..] Alcuni la accusavano di vampirismo cavalcando le credenze di quell’area geografica, altri la vedevano alla ricerca dell’eterna bellezza e intenta a immergersi nel sangue delle vergini sacrificate per mantenere candida la pelle, altri ancora, con argomentazioni piú scientifiche, la reputavano affetta da depressione ed epilessia.
Forse, piú probabilmente, la crudeltà della signora fu ingigantita a dismisura in virtú  di una campagna diffamatoria che tentava di sbarazzarsi  di una donna politicamente pericolosa  poiché antiasburgica.
Tuttavia, resta il fatto che la contessa infliggeva senza dubbio pene disumane e ingiustificabili alla sue sottoposte.  Marchiare con una moneta la carne delle ladruncole, umiliare le svogliate lasciandolo nude per giorni, privare del cibo le piú sfrontate, pungere e ferire con coltelli e aghi quelle che commettevano errori di ogni sorta [..]. A questo si aggiungeva una passione che fu spacciata per stregoneria e  di cui si servirono piú narratori  contemporanei che i detrattori dell’apoca: a Elisabetta piaceva cimentarsi in arti mediche non ortodosse. A questo scopo si faceva mandare erbe e manuali, e si circondava delle compagnia di alcune megere  che la assistevano nei suoi oscuri esperimenti: verosimilmente le cavie erano proprio le su ancelle.

Elisabetta non era né folle né succhiava sangue, era semplicemente crudele, cinica e insensibile verso chi reputava di rango inferiore.
[..] non finí sul rogo e nemmeno perse la testa, salvata infine dal suo stesso persecutore che la condannò a finire i suoi giorni a Cachtice, prigioniera del suo stesso castello.

A domani con l’ultima donna da incubo!

27 aprile 2011

SPECIALE: Donne da Incubo. Consigli per la lettura 01

Per concludere lo speciale della giornata dedicato a Lucrezia Borgia voglio proporvi un CONSIGLIO PER LA LETTURA di un libro interamente dedicato a questo personaggio.


Titolo: Il diario segreto di Lucrezia Borgia

Autore: Joachim Bouflet
Pagine: 384
Prezzo: Euro 6,90
Editore: Newton Compton

Trama

Nel 1519, a trentanove anni, Lucrezia si guarda indietro e fa un bilancio della sua vita. I drammi e le gioie di una giovane donna, cresciuta in seno a una famiglia crudele, vengono affidati alle pagine di un diario. Costretta a tre matrimoni di interesse da suo padre, papa Alessandro VI, nel 1493 si lega a Giovanni Sforza, nel 1498 ad Alfonso d’Aragona e nel 1502 ad Alfonso d’Este. Sullo sfondo lo scacchiere politico: l’avvicendarsi dei papi, la guerra contro i francesi di Carlo VIII, l’ascesa al trono di Luigi XII, l’affermazione e la caduta del Valentino. Nelle città e nelle grandi corti rinascimentali, come la Roma dei Borgia e dei Della Rovere, la Firenze dei Medici, la Ferrara estense, la Mantova dei Gonzaga, sfilano le figure mistiche delle “sante vive”, religiose di clausura da sempre molto influenti sulla giovane Lucrezia, e personaggi celebri e prestigiosi come Leonardo, Machiavelli, Savonarola, Pico della Mirandola, Ariosto, Bembo, Erasmo, Tiziano, Raffaello e Michelangelo… Il potente resoconto di una delle epoche più affascinanti della storia.

Perché leggerlo?
Vi propongo la lettura di questo libro tra i tanti pubblicati su Lucrezia Borgia per due principali motivi, il primo è certamente il prezzo molto abbordabile, solo sei euro e novanta, il secondo è perché il libro che ho letto io tempo fa non è più facilmente reperibile, al contrario di questo che è stato pubblicato molto recentemente.
Tutti questi libri sul personaggio, e sono davvero tanti, raccontano la storia controversa di una donna combattiva e forte ma completamente inerme contro le decisioni dei suoi parenti, una storia appassionante degna di essere letta perché sfata tante leggende oscure sul questa donna moderna che comunque rimaneva ancorata al suo tempo, bloccata e quindi incapace di esprimere realmente se stessa.

SPECIALE: Donne da Incubo 02 LUCREZIA BORGIA

Ciao a tutti!
Come già anticipato ieri, diamo avvio allo speciale dedicato alle Donne da Incubo facendoci raccontare ció che sappiamo di una figura di Donna al Potere famosissima sia per la sua discendenza illustre, suo padre Rodrigo Borgia che è stato uno dei più ricordati papi del rinascimento e suo fratello chiamato il Valentino, personaggio celebrato da Machiavelli nella sua opera “Il Principe”, sia perché è considerata l’avvelenatrice per eccellenza del Rinascimento.
Mi scuso in anticipo per la presenza delle omissioni( tutte ovviamente segnalate), ma data la lunghezza del ritratto di questa donna(forse uno dei più lunghi), ho ritenuto opportuno cercare di sintetizzare.



NUM. 13 Dov’è Lucrezia è Morte. Lucrezia Borgia.

Correva l’anno 1492. Un anno così denso di avvenimenti che molti storici decisero di eleggerlo a spartiacque tra Medioevo ed età Moderna.[..]. Uno dei più significativi è anche l’elezione di un papa che, in quanto simbolo di corruzione delle Chiesa, indirettamente influirà nel ventennio successivo alla diffusione del protestantesimo di Lutero, disgustato per altro tra lui e da tutta la sua illegittima progenie. Stiamo parlando di Rodrigo Borgia, ovvero papa Alessandro VI .E non c’è dubbio che egli fu un sovrano temporale piuttosto  che un capo spirituale, che per lo più agiva spregiudicatamente nel voler con ostinazione assicurare ai suoi familiari posizioni strategiche per allargare il suo potere.[..]
In questo turbinio di intrighi politici, in cui un matrimonio poteva determinare un nuovo assetto politico, le donne erano mosse come pedine di un sanguinoso  scacchiere. Non poteva la stessa sorte non toccare all’unica figlia di papa Alessandro VI: la famosa Lucrezia Borgia.

Ma fu davvero solo uno strumento nelle mani del padre e del fratello Cesare, detto il Valentino? O addirittura, come vogliono molti suoi contemporanei, fu un mostro di crudeltà, astuta avvelenatrice e degno esponente della sua stessa famiglia?

Due giudizi estremi, a cui si accompagna una visione virtuosa, quasi angelica, della donna , fornita soprattutto da tutti quei poeti rinascimentali che l’adoravano, in primo luogo P. Bembo.
Come districarsi in questo panorama a tinte forti che non lascia spazio alle tonalità più lievi e alle sfumature?  […]

Lucrezia Borgia nacque nel 1480 dalla relazione illecita dell’allora cardinale Rodrigo Borgia con una donna del popolo: Vannozza Cattanei. Una relazione, tuttavia, non oscura, non negata, ma piuttosto nota, una specie di “coppia di  fatto” fu la loro che durò per 20 anni  e che diede al futuro papa ben 5 discendenti. Pierluigi, Giovanni, Cesare, Lucrezia e Goffredo, tutti legittimati come suoi figli, in barba al celibato ecclesiastico.[..]
Lucrezia è giá figlia della colpa alla sua nascita e se di lei ricade inevitabilmente quella dei genitori che la concepirono. [..] Durante la sua epoca, non era così biasimevole il comportamento di un uomo di potere  seppure in abito cardinalizio.[..] Al contrario, di Lucrezia era il cognome a farne una vera principessa. Fu subito circondata dai fasti della corte pontificia, soprattutto a partire dai dodici anni, quando il padre ne divenne capo supremo.  E il mutamento di orizzonti per  lei fu immediato. Dalle più modeste casate a cui era già , a quell’età, destinata in matrimonio, passò immediatamente a cementare un’utile alleanza con gli sforza. E così a 13 anni Lucrezia sposò Giovanni Sforza, signore di Pesaro, nonché nipote di quel Ludovico il Moro che già di fatto governava Milano come reggente e che presto ne sarebbe diventato il duca.
Data la giovane età, Lucrezia avrebbe dovuto aspettare un anno prima di trasferirsi dal marito. [..] Il suo(di suo padre)  amore  per lei era “di superlativo grado”, ma anche l’altra donna che viveva con lei, ovvero Giulia Farnese, alle cui cure Lucrezia era stata affidata,  lo induceva a soffermarsi a lungo in quelle stanze. Qui dunque, avevano luogo gli incontri tra la nobile Giulia e Alessandro VI.  Lucrezia di certo ne era a conoscenza, come tutto ciò che riguardava i Borgia. E sicuramente veniva coinvolta in un’intimità che indusse molti a gridare all’incesto.
Ma fu soprattutto dopo l’annullamento del matrimonio con Giovanni Sforza, appena 4 anni dopo, che queste voci presero a diffondersi. Nel 1497 infatti, l’alleanza con gli Sforza divenne per il papa e per le mire di Cesare del tutto superflua  e i Borgia si ingegnarono a ottenere il divorzio che tutta la famiglia milanese non voleva concedere. [..] Minacciato di morte Giovanni  si ritrovò a firmare controvoglia un documento di impotenza. Da questo momento, lo Sforza cominciò a sostenere che il papa gli aveva levato Lucrezia “per altro se non per usare con lei”.
Accusa che vennero accresciute dal Burckhard, maestro di cerimonie presso la corte papale, che sosteneva che la donna si lasciava andare a rapporti incestuosi e a orge.

[..]Fatto è che Lucrezia era tutt’ altro che vergine. Era infatti incinta di un certo Perotto.
Pedro Caleron, detto Perotto, era un messo papale che faceva da tramite tra padre e figlia all’epoca del divorzio.[..] La passione genuina  con un uomo spagnolo, che le richiamava la calda accoglienza delle sue origini, tuttavia, ne decretò la morte. Un giorno Cesare, con la spada sguainata, lo rincorse per tutte le stanze, fino agli alloggi papali, dove lo ferì facendo schizzare il sangue in faccia al papa.
[..]
Mentre Lucrezia nel 1498 partoriva in gran segreto, il suo secondo matrimonio con Alfonso D’Aragona, duca di Bisceglie, era giá pronto. Con lui fu amore. Era “gaio e sentimentale, un vero napoletano, che si occupava di politica appena il poco che a un uomo è necessario”. Ciò tutta via non lo salvò dalle trame borgiane in cui cadde nel giro di poco. Il 15 luglio del 1500, uscendo dal Vaticano, [..] venne aggredito e ferito da un falso pellegrino che si era mescolato ai tanti [..]. coperto di sangue venne trasportato nella stanza dove ancora si intrattenevano Lucrezia, Sancia e Alessandro[..] e rivelò che era stato il colpevole. [..] Alfonso non fece in tempo a riprendersi che venne strangolato da Cesare Borgia nella sua stanza [..].
Lucrezia  venne condannata insieme ai suoi di questo orribile delitto, dai contemporanei e dai posteri, perché pur a conoscenza dell’aggressione non osò mai denunciarlo in pubblico. Del resto si trattava di suo fratello.[..] Si ritirò a Nepi, in provincia di Viterbo, per un periodo ruppe i rapporti con il padre e il fratello. Ma non per molto.
Mentre Cesare preparava la conquista delle Romagne,  la sorella tornò a Roma con il figlio Rodrigo per prepararsi ad un nuovo matrimonio. Avrebbe sposato Alfonso D’Este, futuro principe di Ferrara.

Nel 1501 Lucrezia  era giá duchessa dell’illustre cittá e qui seppe farsi apprezzare da tutti, per la sua sensibilità all’arte e alla letteratura e anche per il suo fiuto politico, ma nel giro di 2 anni  la sua vita fu nuovamente sconvolta da nuovi lutti.
Le morí per primo il figlio Rodrigo la cui scomparsa misteriosa andava ricercata a Roma dove era rimasto quando lei si era trasferita a Ferrara. Nell’agosto del 1503, infine, si ammalarono sia il padre che decedette subito, sia il fratello che sopravvisse per morire solo quattro anni dopo vittima di un’imboscata.
Dietro la morte del papa tuttavia si costruì parecchio, ma una verità su tutte si impose, la quale finì per coinvolgere la stessa Lucrezia: l’avvelenamento.
Da tempo si diceva che i Borgia facessero uso di venefici per risolvere molte questioni politiche. [..] Il veleno veniva chiamato “cantarella” ma era arsenico mescolato ad altre sostanze organiche, ovvero liquidi sottratti alla putrefazione cadaverica degli animali.  Per altri si trattava, invece, di urina mescolata a residui di rame. Qualunque composizione avesse la “cantarella borgiana” era un veleno atterminatum attemeratum ovvero sicuro e rapido.
[..] Ma la storia del veleno, sempre opera di Burckhard, non doveva lasciare indenne l’immagine di Lucrezia. 
La favola della femme fatale che incanta e stordisce i commensali con la sua lunga chioma bionda e i suoi ardenti occhi per poter agilmente rovesciare la polverina dal suo anello nelle pietanze altrui, sembra piú materia per la letteratura. Difficile però pensare che la donna non fosse a conoscenza dei segreti e degli omicidi  che riempivano gli armadi del Vaticano.
[..] La corte dei Borgia era lussuosa e licenziosa. Ma era la regola per i suoi abitanti del tempo compresa Lucrezia la quale, allontanandosi da essa, diede prova di innumerevoli virtú, seppure meno celestiali della sua contrastante rappresentazione che la vedeva contrita e stretta da un cilicio in un convento, dove in effetti passó molto tempo.
La sua morte di parto nel 1519 la riporta nei ranghi di una misera normalità, accomunandola cosí alla disgraziata sorte di molte donne.

A domani con un’altra donna di incubo!
Nel pomeriggio pubblicherò il post dedicato ai Consigli di lettura riguardanti questo personaggio.

Lya